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La scuola, vaso di creta tra vasi di ferro

La metafora manzoniana che vede la scuola come un vaso di creta, costretto a viaggiare tra i vasi di ferro nel vagone dell’economia nazionale, agganciata al treno internazionale e mondiale, descrive in maniera essenziale il momento storico che sta vivendo la scuola italiana, incardinata nel tessuto e nelle problematiche  ed emergenze economiche nazionali e internazionali.
La scuola è fragile, debole, per alcuni erroneamente “improduttiva”, ma nello stesso tempo è presente, è essenziale, è vitale allo sviluppo e alla crescita della società.
Sono pochi coloro che lo comprendono e si pongono il problema sul come fare per migliorare la scuola, dato che le apparenti riforme e innovazioni dai frutti che si evidenziano sembrano apportare soltanto svantaggi e non certamente la tanto attesa qualità dell’istruzione e della formazione del cittadino.
Come la giara di Pirandello, la scuola è stata rattoppata alla meno peggio e sono ben visibili i ganci ed i fori delle connessioni spesso mal fatte, degli accomodamenti tampone  e non sempre funzionali.
Chi c’è dentro non può uscire… “ci fa i vermi” diceva il buon Zi’ Dima ed il prolungamento degli anni di servizio costringe tanti, desiderosi di andare in pensione, a restare nel fondo della giara.
 Chi vuole entrare non ha alcuna immediata prospettiva, perché la bocca della giara è stretta, e c’è inoltre il doppio collare del precariato da sgonfiare. Si dovrà attendere fino al 2018 per rinnovare le risorse vitali della giara e rilanciare la scuola verso nuovi lidi.
Intanto l’anno scolastico inizia, gli alunni vengono a scuola e chiedono cultura e formazione, i genitori, che pagano le tasse, hanno il diritto di reclamare per i loro figli servizi scolastici efficienti e produttivi e invece… ci saranno (speriamo soltanto) per i primi giorni dell’anno classi senza docenti, aule senza banchi, scuole non pulite e poco accoglienti, carenti nei servizi di sicurezza e di prevenzione.
Il nuovo assetto del dimensionamento scolastico, secondo le indicazioni della legge n.111 del 15 luglio 2011, prevede che scuole con meno di 500 alunni siano date in reggenza e per l’anno successivo saranno accorpate ad altre istituzioni viciniori al fine di ottenere scuole autonome con mille alunni. Su un totale di.10.304 scuole in Italia 1840 istituzioni risultano con meno di 500 alunni e quindi   si riducono i posti di preside e Dsga (segretario) .
Se questi tagli venissero fatti anche per i comuni piccoli e per la province lo Stato risparmia , ma dovrebbe investire il risparmio in migliori qualità e servizi, ma tutto ciò, purtroppo, non avviene.
Alla politica nazionale dei tagli di risorse, riduzione delle ore per alcune materie con diminuzione di cattedre e posti di lavoro anche per il personale ausiliario e di segreteria, si aggiunge anche la riduzione delle risorse regionali e dei servizi di competenza degli Enti locali; i Comuni per le scuole del primo grado e le Province per le scuole del secondo grado.
A causa delle carenti strutture e limitati servizi in alcune regioni del Meridione sono poche le scuole nelle quali si attua il tempo pieno ed il tempo prolungato, che in parte costituisce l’antidoto alla dispersione scolastica e alla devianza minorile
Il nuovo anno scolastico, che annuncia già due giornate di sciopero nei primi giorni di settembre, si prevede “caldo” e carico di tensioni e ne subiranno le conseguenze anche gli studenti che dovrebbero essenzialmente pensare a studiare.
L’attenzione ai giovani, la centralità dell’alunno-persona a scuola è un valore che nessun riordino ordina mentale dovrà scalfire e l’ha ribadito il Presidente Giorgio Napolitano, assegnando alla scuola il compito di dare certezze e praticare la sussidiarietà.
Spesso il mondo della scuola ha identificato nell’incertezza il metodo dell’insegnamento considerando buon insegnante chi non comunica certezze.
Il Presidente della Repubblica ha evidenziato  che è la certezza che educa, che fa crescere, che fa diventare grandi. La scuola infatti,  che accoglie l’alunno che cresce nella comunità, apre  i suoi  occhi al vero  (la scuola non può insegnare bugie e falsità) e aiuta a scoprire la dimensione dei valori e dell’Assoluto
L’educatore che teorizza l’incertezza, infatti,  indebolisce i giovani, li mantiene fragili, mentre la società di oggi reclama persone forti e decise.
Le attuali strutture amministrative di governo della scuola non comunicano certamente alcuna certezza, e garanzia, anzi si naviga a vista e come qualcuno sostiene: “ la scuola è come “nave senza nocchier in gran tempesta”, Gli studenti, però, sono in relazione con gli adulti educatori, con i docenti che hanno il compito di guidarli e di formarli per il loro domani ed hanno il diritto di
Un’altra strada da seguire secondo il Presidente Napolitano, protagonista e primo attore dei 150 anni della Repubblica è il riferimento alla Costituzione italiana che ha disegnato una scuola libera e autonoma, invece nell’attuazione pratica si è radicato sempre più lo statalismo centralista, che mortifica di fatto l’autonomia e la parità.
L’autonomia della scuola, capace di operare scelte funzionali e migliorative del servizio per il territorio e per l’utenza resta spesso imbrigliata tra le spire velenose della burocrazia, che mortifica ogni progetto di liberta e di efficienza.
“La solidarietà e la sussidiarietà sono stati i fattori che hanno mosso la storia italiana, che hanno permesso di affrontare le difficoltà e i momenti di crisi, e che oggi sono la promessa di un futuro migliore,” afferma con saggezza Giorgio Napolitano, il quale ha inteso così assegnare alla scuola un nuovo percorso di sussidiarietà, di cooperazione e di integrazione con le istituzioni e le organizzazioni sociali, per essere segno e presenza nel territorio e per promuovere unitariamente positivi benefici di miglioramento e di benessere per l’intera comunità cittadina
Ritornare alle radici e recuperare il senso genuino dell’autonomia e della parità anche attraverso
il cammino di sussidiarietà e di cooperazione tra la scuole e le altre istituzioni è il compito assegnato dal Presidente della Repubblica alla scuola italiana per il nuovo anno scolastico, che si preannuncia con molte ombre e tante difficoltà.
Giuseppe Adernò

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