Dal comunicato stampa, della Regione Veneto, si apprende che per la formazione l’Assessore regionale alla scuola e al lavoro, Elena Donazzan, destina all’ITS, Accademie di alta formazione-percorso alternativo all’Università: l’80% dei diplomati già occupati entro un anno- sostiene, con 3,2 mln di euro, 7 fondazioni.
E’ la stessa Assessore regionale che ritiene utile sottrarre i figli dei rom e sinti da 0 a 6 anni per educarli meglio per l’integrazione, ma il Consigliere d’opposizione, del Pd, Claudio Sinigaglia, propone, invece, di nominare dei mediatori culturali per l’integrazione dei figli di rom e sinti del Veneto. A Padova, l’ex Sindaco leghista, M. Bitonci, assegnò delle case popolari agli zingari di via Bassette, contrari gli avversari politici padovani del Pd e civici, che hanno fatto decadere il Sindaco ed eletto S. Giordani. Comunque secondo la Donazzan: “Gli Istituti Tecnici Superiori diventeranno “Academy”, accademie di alta formazione, come annunciato a Job&Orienta, nel corso del convegno dedicato a “ITS Veneto: esperienze di successo e sviluppi futuri”. “La forza degli istituti tecnici superiori sta nella formula di alternanza tra scuola e lavoro che prevede che il 30% del percorso formativo si svolga in azienda e il 50% dei docenti provenga dalle imprese. Non è certo un caso se chi esce dai corsi ITS trova lavoro subito, al massimo entro un anno. Ci sono istituti, come quello di Jesolo per il Turismo, dove il 97% degli allievi trova subito un lavoro coerente con il proprio corso formativo”.
L’Assessore Donazzan, insieme al direttore dell’area capitale umano della Regione Veneto S. Romano e alla responsabile dell’Ufficio scolastico regionale D. Beltrame, ha messo in luce i risultati e le prospettive di questa particolare realtà del sistema scolastico e formativo, che proprio in Veneto ha avuto la sua incubatrice. “La caratteristica delle Fondazioni ITS, oggi Academy del Veneto, è che sono presiedute da un imprenditore – ha evidenziato l’assessore – e questo ha dato la garanzia di massima partecipazione di tante e diverse imprese, che si sentono rappresentate nel linguaggio e nelle esigenze. Oggi si chiamano Academy perché gli ITS sono percorsi di grande effetto lavorativo, ma di poco appeal comunicativo. L’esperienza veneta è stata riconosciuta e codificata a livello nazionale, validando una formula vincente di scuola-azienda, che consente ad almeno 4 allievi su 5 di trovare lavoro qualificato, entro un anno dal diploma”.
Dal 2011 ad oggi il Veneto ha realizzato 105 corsi di formazione tecnica superiore, passando dai 6 corsi del biennio 2011-2013, agli attuali 32 che si concluderanno nel 2019, con oltre 1300 di studenti iscritti, e già 1000 diplomati, tutti inseriti nel mondo del lavoro. Risultati di eccellenza raccontati ‘in diretta’ a Job&Orienta anche dalle storie di alcuni protagonisti, allievi e docenti/imprenditori dei poli veneti ad alta qualificazione. Come G. Pignattari, 23 anni, vicentino, che, dopo aver concluso il biennio formativo 2015-2017 all’Istituto tecnico superiore per il Turismo di Jesolo, è stato assunto al Glam Boutique Hotel dell’imprenditore T. Tiozzo. Oppure come M. Doragrossa, geometra, diplomato a luglio 2017 all’Itis Red (efficienza energetica e bioedilizia) e già inserito nell’azienda Rosa Energy, con sedi a Verona, in Texas e in Serbia, specializzata negli interventi di coibentazione termica. E ancora: come il trevigiano E. Lorenzon, neo diplomato all’Istituto tecnico superiore agroalimentare veneto di Conegliano, che ha sviluppato una app per aiutare gli agricoltori del Consorzio di difesa della Marca a difendere i vigneti e vede il suo progetto già selezionato dal programma “Industria 4.0”. O come E. Parolotti, diploma al liceo scientifico, un breve passaggio all’Università, la passione per le moto e la meccatronica: da qui il passo verso l’ITS Meccatronico Veneto, sede di Legnago, è breve. Un biennio di intensa formazione dal 2015 al 2017, lo stage in Simem coronato dall’assunzione nell’estate scorsa come tecnico progettista, già proiettato verso le commesse che il gruppo veronese ha assunto per l’Expo 2020 a Dubai. Leggasi il mio saggio:”A Dubai la scoperta del futuro”, leolibri.it.
“Dobbiamo far capire a ragazzi e famiglie, sottolinea l’assessore suddetto, che questi percorsi danno un inserimento nel mercato del lavoro pari all’80 % dei diplomati. Non a caso la Regione Veneto ha investito, nel solo 2017, oltre 3,2 milioni di euro, che uniti al milione e 250.000 euro di risorse ministeriali e al premio di 740 mila euro riconosciuto quest’anno dal Miur alle fondazioni venete per gli alti indici di qualità formativa e di inserimento occupazionale raggiunti, permettono di garantire una risposta efficace e puntuale al fabbisogno delle imprese del territorio regionale”. Sono i risultati occupazionali degli Its a costituire, infatti, la cartina di tornasole della loro efficacia formativa. “Nelle classifica ministeriale curata da Indire ben quattro istituti veneti si collocano tra i primi dieci d’Italia. Si tratta – elenca l’assessore alla scuola – dell’Its per il turismo di Jesolo e Bardolino (98 per cento di allievi già occupati), Its Red nel settore dell’edilizia e delle costruzioni, con sedi a Padova, Verona e San Donà di Piave (81 per cento di occupati), ITS Cosmo per il ’made in Italy’ (moda, sportsystem e occhialeria), con sedi a Padova, Vicenza, Longarone e Montebelluna (80% di occupati) e Its meccatronico di Vicenza, con sedi a Schio, Vicenza, Legnago, Padova, e Treviso (87 per cento di occupati)”.
“Il Veneto, conclude, è l’unica regione d’Italia a posizionarsi così in alto nella classifica nazionale meritandosi una ulteriore premialità nell’assegnazione annua delle risorse ministeriali per gli Istituti tecnici superiori, in considerazione della loro efficacia formativa e dei loro esiti occupazionali”. Alcuni decenni fa, nella Sala dello Studio Teologico al Santo, il Prof. G. Gozzer, noto Autore anche di saggi di Pedagogia, informò noi docenti, in corso di aggiornamento, che il cattocomunismo sarebbe giunto in Italia e durato decenni. Egli prevedeva lo strano matrimonio tra solidarismo cattolico e marxista. Adesso che “tutto è compiuto”, parafrasando ben altro significato religioso, il problema della Mala-Scuola resta e il dibattito tra scuola statale e libera resta ancora insoluto. Il fatto di Vercelli, dove delle maestre maltrattavano gravemente dei bambini, è gravissimo. L’Italia, contadina ed analfabeta, prima del boom economico, 1953-73, non esiste più, e, il servizio scolastico, può essere anche non necessariamente statale. L’Italia non deve essere come la Cina, che più di noi pare che sia costretta a registrare maltrattamenti scolastici ai poveri utenti da parte degli educatori. Ma leggiamo la cronaca recente:”scuote la Cina un grave caso di abusi in una scuola materna di Pechino, finita nel mirino dopo che alcuni genitori hanno denunciato che i loro bambini erano stati maltrattati, picchiati, costretti a spogliarsi ed anche ad ingerire farmaci. I piccoli, in base a quanto denunciato dai familiari, tornavano a casa con lividi e segni di aghi nella pelle. Così riportano diversi media cinesi. Si legga il mio saggio online: ”La Cina e i cinesi in Italia”, leolibri.it
Cominciare a pensare ad una scuola, non necessariamente statale non è mai troppo tardi. Sul settimanale della Diocesi di Padova si legge del “passaggio di docenti dalla scuola paritaria a quella statale. Insegnare significa lasciare un buon segno. Intanto si è riunita, a Roma, la Conferenza per il Coordinamento funzionale del sistema nazionale di Valutazione, con i Presidenti di: Invalsi, I. N. D., I. e R. E. e un Dirigente tecnico ispettivo ministeriale. “La valutazione, per l’Invalsi deve portare al miglioramento degli apprendimenti. Un miglioramento relativo all’aspetto generale di innovazione di tutta la scuola italiana dove deve avvenire il passaggio da un sistema fondato sulle conoscenze ad un sistema fondato sulle competenze. Ma che dicono questi burocrati di Stato, io so che sapere è fondamentale anche per fare. Secondo i vertici Invalsi:”Deve avvenire il passaggio dal modello ottocentesco della lezione frontale di trasmissione del sapere e del libro di testo ad un processo di innovazione fondato sulle competenze”, ma molti docenti non lo condividono.
Giuseppe Pace
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