Il bando Scuole al Centro – che stanzia 240 milioni di euro per l’apertura pomeridiana di 6mila scuole, proponendo ai ragazzi attività di sport, musica, teatro in chiave di contrasto alla dispersione scolastica – prevede che a concorrere ai finanziamenti (40mila euro a scuola) siano solo le scuole statali, tralasciando le paritarie. Eppure sistema scolastico italiano è plurale come precisano Agesc, Faes, Age, Confederex.
«C’è uno strabismo da parte del ministero: considera “scuole” solo quelle statali, pur riconoscendo lo svolgimento della funzione scolastica a quelle paritarie. Noi non difendiamo le scuole paritarie in quanto tali, è una questione di giustizia. Se il ministero riconosce che le scuole paritarie hanno una funzione scolastica come quelle statali, allora deve poi tenerne conto in maniera coerente. Invece c’è uno strabismo, scrive Vita.it, il Miur guarda la questione in un modo e poi fa scelte in un altro, le scuole paritarie sono pubbliche come funzione scolastica ma poi sono trattate come non pubbliche su altre questioni».
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Ma non solo, viene spiegato dalle associazioni: «pensiamo ai 500 euro per la formazione dei docenti, dati solo ai docenti della scuola statale, vuol dire non riconoscere la funzione pubblica del docente di scuola paritaria, è grave.
Sul bando per le scuole aperte l’esclusione pesa molto perché «tante scuole paritarie sono già aperte il pomeriggio, offrono già occasioni in più agli studenti proprio per l’autonomia, che hanno. Su questo punto, se si guardasse all’esperienza delle scuole paritarie, potrebbe nascere una bella contaminazione. Serve una trasversalità tra le scuole, certo – ed è un compito – ma questa deve essere promossa dal ministero»
Il progetto Scuola al Centro è finanziato con Fondi europei e infatti, spiegano al Forum delle paritarie, «L’Europa parla di public school contrapposta alla scuola privata ma anche in Italia c’è la scuola privata, che non è quella paritaria… le scuole di cui parliamo sono a gestione privata ma pubbliche. Io Stato, se affido il mio assolvimento dell’obbligo alla scuola paritaria, poi devo essere conseguente con questa scelta e difendere il sistema: altrimenti significa che un milione di ragazzi italiani in questo momento non vanno a scuola».
Per il Ministero invece non c’è «nessuna svista, stiamo semplicemente seguendo le regole. Le scuole paritarie nel caso dei fondi PON, secondo l’accordo di partenariato, non possono essere beneficiarie dirette ma possono partecipare in rete con le scuole statali».
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