La seconda lingua comunitaria nella scuola italiana è a rischio estinzione?
Ancora una volta gli studenti italiani rischiano di trovarsi privati di una fondamentale occasione formativa. Nell’ambito del riordino degli istituti professionali infatti, è allo studio del MIUR una sostanziale riduzione delle ore previste per l’apprendimento della seconda lingua comunitaria, contravvenendo ad ogni logica di formazione e di opportunità in un mondo sempre più internazionale e competitivo.
Se infatti i programmi di riforma approvati dall’Unione Europea hanno ribadito,in più direttive,la necessità e l’importanza per gli alunni europei dello studio di almeno due lingue straniere durante il loro percorso scolastico, l’Italia, in controtendenza,sta procedendo verso un vero e proprio smantellamento ed impoverimento della formazione linguistica.
Da un lato, in molte scuole secondarie di primo grado, si permette di usufruire delle ore dedicate alla seconda lingua straniera per il potenziamento della lingua inglese; dall’altro, nelle scuole secondarie superiori, dove la seconda lingua compare soltanto in pochi indirizzi, si sta pensando di ridurne ulteriormente l’offerta: negli istituti professionali infatti, la seconda lingua rischia di scomparire completamente dal biennio dei pochi indirizzi che la prevedono, dove sopravvivrebbe solo l’inglese. Tale insegnamento sarebbe limitato solo al triennio.
Ma, al di là di tutte le legittime preoccupazioni dei docenti che vedrebbero a rischio il loro posto di lavoro, come si pensa di poter veicolare, in soli tre anni, non solo le strutture e il lessico di base del francese, dello spagnolo o del tedesco, ma anche la microlingua specifica di ogni profilo professionale?
Se il riordino dei professionali viene pensato nell’ottica di facilitare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro e di renderli effettivamente competitivi, non si può non prendere atto del fatto che le offerte di lavoro del settore commerciale, alberghiero, ristorativo e sanitario (unici indirizzi in cui, ad oggi, sono previste due lingue) sono legate anche alla conoscenza di diverse lingue straniere. E se pensiamo che l’Italia è il Paese del turismo, dei mestieri e dell’artigianato per eccellenza, come si può pensare di formare futuri operatori e professionisti del Made in Italy incapaci di interagire nella lingua parlata dai potenziali clienti e di sfruttare a pieno le potenzialità del Web, dove passano ormai la maggior parte degli scambi, delle offerte di lavoro e delle innovazioni in ogni settore economico?
A tale proposito si pubblica, di seguito, la lettera che un gruppo di docenti di seconda lingua straniera ha inviato al Ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli.
La seconda lingua comunitaria nella scuola italiana è a rischio di estinzione?
Dopo gli ultimi interventi di riordino nell’istruzione secondaria di secondo grado, che hanno visto l’ennesima contrazione dell’offerta delle seconde lingue straniere, stiamo assistendo, sgomenti, al tentativo di impoverire ulteriormente la competenza linguistica degli alunni della scuola pubblica italiana con la scomparsa delle ore di seconda lingua comunitaria nel biennio dei pochi Istituti Professionali che ancora la prevedono.
Nello schema di Decreto Legislativo (atto n. 379) recante revisione dei percorsi dell’Istruzione Professionale, trasmesso alla Presidenza del Consiglio in data 16 gennaio 2017, si legge un quadro orario (pag. 21, 24) che ci lascia profondamente perplessi:
Nell’area comune non c’è alcuna menzione della seconda lingua straniera: nell’asse linguistico, infatti, compaiono solamente la lingua italiana e la lingua inglese.
Nell’area di indirizzo,cui appartengono attualmente le seconde lingue negli Istituti Professionali che le prevedono, si evidenzia oltre a Scienze integrate e TIC, un non meglio definito “discipline di indirizzo”. Questa dicitura però, viene collocata all’interno dell’asse scientifico-tecnologico, in cui sicuramente le lingue straniere, per loro natura, non possono rientrare.
A conferma di ciò, troviamo invece le seconde lingue nell’asse linguistico dell’area di indirizzo del Triennio.
Con la presente intendiamo esprimere la nostra indignazione, qualora questa interpretazione della bozza fosse corretta e, in tal caso ne chiediamo a gran voce l’immediata revisione, poiché un provvedimento in questa direzioneandrebbe a impoverire l’offerta formativa sul versante delle lingue, rendendo i nostri alunni meno competitivi e pronti a rispondere alle sfide di un mercato del lavoro sempre più internazionalizzato.
E’ ora invece di riaffermarenon solo il mantenimento ma anche l’ampliamento dell’offerta di più lingue comunitarie in TUTTI gli ordinamenti della scuola secondaria di secondo grado, in linea con quanto affermato chiaramente nel Trattato di Lisbona esottoscritto dall’Italia.