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La Sicilia che funziona

Se c’è una regione dove la Scuola non dovrebbe chiudere mai, questa è la Sicilia. Se c’è una città dove la Scuola non dovrebbe chiudere mai, questa è Gela. La problematica Gela, massacrata nell’immaginario collettivo da una campagna di stampa malevola e capziosa. La Scuola, soprattutto quella dell’obbligo, che ha l’ingrato e insostituibile compito di formare coscienze, di formare cittadini, di contrastare con ogni mezzo le lusinghe malefiche che provengono da certi ambienti e da certi andazzi acritici, legati al quotidiano, ai soldi, a un consumismo becero e deformante. La Scuola, anche quella dell’obbligo, che chiude per tre mesi e consegna i ragazzi alle strade, all’ambiente, alla noia foriera di bullismi assortiti e vandalismi che dovrebbero portare divertimento. La Scuola aperta, anche in estate, per continuare l’opera di formazione e socializzazione, aperta come luogo protetto dove continuare ad imparare divertendosi. 
E’ quello che succede nella chiacchierata Gela, con un esempio di straordinaria incisività, segno di grande amore per i ragazzi. Succede nella Scuola Elementare “E. Solìto” per unanime convincimento del Dirigente, dei maestri, del personale tutto. La Scuola aperta anche in estate. In un plesso inserito in un quartiere che più degli altri può presentare problemi. Duecento bambini, all’incirca. Hanno accettato tutti con gioia. Loro e le loro famiglie: con gioia e con gratitudine per un’istituzione che non si limita a fare chiacchiere sulla legalità, ma si sforza di metterla in pratica sempre, anche nei gesti minuti. 
A costruire un abitus mentale che corazzi i fanciulli nel modo più duraturo possibile. Perché, come dice il Dirigente prof. Salvatore Giudice, “Tutti i corsi e i discorsi sulla legalità, pur importanti, si rivelano di scarsa efficacia quando non abbiano il supporto di attività adeguate e soprattutto concrete”. Pochi i soldi: qualcosa dai fondi d’istituto per remunerare il personale interno, un contributo del Comune per retribuire gli esperti esterni, un modesto obolo chiesto alle famiglie, da 3 a 1 euro a seconda delle fasce di reddito. Pochi soldi, ma bastevoli per organizzare corsi di nuoto in due piccole piscine mobili, corsi di tennis e pallavolo, corsi in aula di disegno, giochi di scacchi, lezioni di computer, attività musicali, corsi di inglese con insegnanti madrelingua, corsi di scrittura creativa e lettura espressiva. Dalle nove del mattino alle cinque del pomeriggio, con servizio mensa. Duecento bambini, dicevamo prima: hanno aderito quasi tutti con sincero entusiasmo.“La scuola, dice una maestra. è l’unico luogo dove non si può predicare bene e razzolare male”. Già. Come hanno accolto le maestre questa iniziativa? Con soddisfazione. “Il trucco è proprio questo”, afferma il prof. Giudice, “bisogna credere nella funzione della Scuola e bisogna voler bene agli alunni. Senza l’amore delle maestre e del personale, che operano non solo per soldi, gli obiettivi non si possono realizzare”. E la Scuola elementare “E. Solìto” ha realizzato, almeno per quest’anno e almeno in un plesso. Ma è una realizzazione che va estesa a tutta la scuola, a tutte le scuole, almeno quelle dell’obbligo. Per imparare divertendosi. Per aiutare i ragazzi a rapportarsi in una socializzazione corretta. Per colmare lo iatus dei tre mesi estivi nel processo di apprendimento, che non può e non deve interrompersi mai, per evitare di sprecare i primi due mesi del nuovo anno scolastico per richiamare alla mente quanto fatto nell’anno precedente. 
Come fare a reperire i soldi, in tempi di stretta dei finanziamenti per l’istruzione? Investendo, a tutti i livelli, nell’istruzione. Se non si investe, se si lesina in questo campo, non ci si può lamentare che i ragazzi diventino quelli che diventano e facciano quello che fanno. Se li consegniamo alle strade, ai quartieri a rischio, alle famiglie occupate in tutt’altre faccende, alla televisione modaiola e portatrice di valori annacquati, alle play station, cosa volete che ne venga fuori? Senza dire che l’iniziativa permette di far guadagnare qualche soldo ai giovani laureati locali destinati, in mancanza di occupazione e magari per una cifra equivalente o inferiore, ad andare a fare i camerieri o Dio sa cosa da qualche altra parte. 
Una proposta: invece di licenziare i precari a giugno e lasciarli a spasso per i mesi estivi col modesto sussidio della disoccupazione, si potrebbe con una piccola aggiunta mantenerli in servizio, turnandoli opportunamente per le sacrosante ferie. Una constatazione, quasi ovvia: nonostante pecche e contraddizioni la Scuola, soprattutto in certe aree, rimane l’unica e insostituibile agenzia educativa in grado di formare coscienze e creare quello spirito civico, quel corretto e piacevole “viver di cittadini”, oggi messo seriamente in discussione da troppe spinte centrifughe. 
E così, pur con la modestia dei mezzi disponibili, a Gela, in uno dei luoghi problematici della problematica Sicilia, s’è realizzato un esempio di quella “Scuola Gioiosa” teorizzata da Vittorino da Feltre agli albori del Rinascimento. Il Rinascimento, chissà. Sicuramente passa anche da queste cose, da un diverso modo di fare scuola.

 

Domenico Seminerio

Redazione

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