E infatti per quanto riguarda la ripartizione dei posti per regione, classi di concorso e ambiti disciplinari è balzata subito evidente una macroscopica difformità rispetto alle tabelle fornite in modo ufficiosa dalle organizzazioni sindacali appena la settimana scorsa, ma attraverso cui si potrebbe pure malignare che da qualche parte non si sia gradito che il maggior numero di posti fosse toccato a Sicilia, Calabria e Campania e in modo particolare all’Isola che passa dalle previste 1.600 cattedre a sole 1194, con un taglio di 406 posti, e relegandola così al quarto gradino dal primo in cui era stata piazzata.
Dal totale complessivo delle cattedre messe a concorso e ripartite per regione, si nota infatti subito che il primo posto spetta, con 1.659 cattedre, alla Campania, il secondo al Lazio con 1.409 e il terzo alla Lombardia con 1.360, quindi la Sicilia e poi a seguire le altre regioni.
Le maggiori perdite per la Sicilia si segnalano soprattutto nella Scuola dell’infanzia dove perde 30 posti dei 246 segnati nella precedente tabella diramata dai sindacati e andati quasi tutti a favore di Piemonte (+29), Toscana (+17), Veneto (+30).
Stesso discorso per la scuola primaria dove la Sicilia passa da 362 posti a 202.
Penalizzazioni ancora per la classe di concorso A033-Tecnologia in cui si passa da 96 cattedre a 86.
Ma è nell’ambito disciplinare A043-Italiano, storia e geografia e A050-Materie letterarie negli istituti secondari di secondo grado dove la Sicilia subisce il colpo di grazia passando da una dotazione di 406 posti a 255: la metà quasi.
Similare discorso per il sostegno nella scuola dell’infanzia. Qui la Sicilia passa da 22 posti a 19; come nella primaria dove in un sol colpo perde ben 15 cattedre; altre 10 vanno via dal sostegno nella secondaria di primo grado insieme ad altre 5 nella secondaria di secondo grado.
Che strada hanno preso dunque tutte queste cattedre è facile capirlo dai numeri che si sono gonfiati nel Nord e in modo particolare verso le scuole di Piemonte, Emilia, Lombardia, Veneto e Friuli.
L’aspetto più strano di questo faccenda riguarda il motivo di tale improvviso e inatteso cambio di dotazione organica e da dove sia spuntato, visto che sicuramente al Miur le tabelle non sono state elaborate all’ultimo momento. Si era infatti capito subito, dagli interventi di vari politici, che non a tutti era piaciuto cha la Sicilia fosse stata così “favorita” e in effetti il taglio è arrivato puntuale come un orologio svizzero, come le critiche e i lamanti dei sindacati dell’isola, a cominciare da Vito Cudia, segretario generale della Cisl Scuola Sicilia, che in una intervista ha detto: “il mancato rispetto delle tabelle precedenti obbliga ad essere critici col metodo usato dal Ministero che avrebbe dovuto mantenere maggiore riservatezza. Così si sono create solo false aspettative”; e continuando con Giusto Scozzaro, segretario generale regionale della Flc Cgil Sicilia, che insinuando la manomissione dei dati, non si spiega come mai “in tre giorni è cambiata la previsione sui pensionamenti spostando 400 posti dalla Sicilia al Nord. O appena qualche giorno fa al ministero avevano sbagliato tutto?”
In ogni caso l’emigrazione dei posti è partita. Non sappiamo se le cattedre siano salite sul “Treno del sole”, ma sicuramente hanno imboccate le vecchie carovaniere della migrazione terrona, anche perché con altri mezzi, come i barconi, è difficile navigare fra gli Appennini.
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