Il lavoro di preparazione dei temi, dice Favini al Messaggero, iniziano già a “novembre dell’anno precedente. Il lavoro procede per gruppi. C’è un gruppo specifico per la prova d’italiano. Molti esperti lavorano su più indirizzi”. La scelta però definitiva la fa il ministro che “ha la sua idea, e orienta verso una scelta definita. Noi facciamo il nostro lavoro, poi andiamo dal ministro che fa le sue valutazioni”.
Per la scelta tuttavia, dice l’esperto “si tiene conto delle sensibilità particolari e del momento storico. E anche dei rapporti diplomatici del nostro Paese. Per parlarci chiaro: un tema di scottante attualità come la guerra in Siria non sarà proposto. E anche un tema storico sul genocidio degli armeni, che va a colpire una sensibilità particolare della Turchia, preferiamo evitarlo. Questo non significa che lo studente, se il tema è di carattere più generale, non possa parlare di questi fatti. Ma non saremo noi a proporli”.
Sicuramente non saranno le previsioni più o meni vere a influenzare la scelta, “i nostri criteri sono altri”, dice Favini, anche se “sono pochissimi gli studenti che scelgono la traccia storico-politica. Ma quando abbiamo proposto la cultura giovanile, è stato un argomento di gran successo”.
Per quanta riguarda invece il fuso orario, in riferimento alle scuole italiane all’estero dove i temi arriverebbero prima, come dall’Australia, l’esperto è chiaro: “Sono sempre state predisposte prove distinte per le scuole all’estero”.
E a conclusione dell’intervista Favini consiglia ai ragazzi di studiare “se hanno ancora argomenti da affrontare, oppure andare al mare se hanno già studiato abbastanza. Poi cerchino di essere sereni e contare sulle proprie forze”. Giocare al toto-temi, sottolinea l’ispettore, è esercitazione che toglie solo tempo
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