Sulla faccenda della docente colpita da pistola ad aria compressa cui hanno tolto tre classi.
Solitudine nel momento in cui hai bisogno e tutti ti voltano le spalle. Dove sono i colleghi, dove la dirigente, dove il consiglio di classe? Dove erano prima e dove sono adesso? Siamo tutte donne a scuola, santo cielo. Mi perdonino i colleghi uomini, che ritengo importantissimi. Ma numericamente è così.
Togliamo tre classi a un’insegnante, perché? Un incarico di rilievo dovevano dare a questa collega nella scuola, per darle forza. Uno di quelli che nessuno vuole ma danno autorevolezza e sono segnali di stima. Se non altro per l’età e la faticosa vicenda che sta sopportando. E poi un particolare: questa insegnante aveva nove classi. Significa due ore a settimana per classe. Che si riducono a un’ora e mezza in tutto.
Non c’è nemmeno il tempo di stabilire un rapporto con gli studenti, tra registro elettronico e altri impegni, moltiplicati, per numero di classi. C’è a scuola chi non è più giovane, chi non è alla moda, chi non si atteggia a grande intellettuale, chi proviene da una famiglia umile, chi ha un momento personale di sbandamento, chi non ha la borsa firmata o il marito importante.
Ma magari, forse, è colto, ha esperienza, pazienza, sensibilità. Guardiamo i nostri colleghi. Diamo loro una mano. Tanto domani tocca a noi.
Simonetta Lucchi
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