Per Il Manifesto le incrostazioni di cui parla Del Rio corrisponderebbero agli stipendi degli insegnanti, seppure la ministra dell’istruzioni non ne sappia nulla: “Sarei stupita se ci fossero tagli alla scuola. A me non è stato comunicato niente di specifico, quindi credo che la spending riguarderà l’alta dirigenza dello stato e quindi includerà anche il nostro ministero”.
Ma detta così, la dichiarazione di Stefania Giannini convince poco, perché altrimenti Del Rio avrebbe detto altro, si sarebbe riferito ai “dirigenti” e certamente non avrebbe nominato la scuola, notoriamente terreno minato e notoriamente falcidiata dal 2009.
E infatti Domenico Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil, rispondendo a una intervista proprio su questo tema, ha detto: “Il governo Renzi non deve compiere alcun atto unilaterale, altrimenti noi siamo pronti ad aprire un duro conflitto. In questi anni il pubblico impiego, e soprattutto scuola e università sono stati dissanguati dai tagli che hanno causato una riduzione dei dipendenti. Bisogna sbloccare i contratti, riportare al 100% il tum-over nell’università e nella ricerca”.
E ha indicato anche il modo come trovare risorse: “Dal taglio delle spese militari e degli F35, da una patrimoniale e dalla lotta all’evasione fiscale. Bisogna inoltre sganciare le spese per istruzione e ricerca dal vincolo del 3% sul Pil”.
Tuttavia ci viene da commentare: Verba generalia non sunt appiccicatoria, considerando che tutti, sindacalisti e no, al bisogno, indicano sempre nei cacciabombardieri F35, nella patrimoniale e nella caccia all’evasione fiscale la panacea di tutti i forzieri a disposizione per attingere soldi e ricchezza.
Quindi appare certo che De Rio intendesse proprio la scuola, quando parlava di tagli alle “incrostazioni della scuola”, tant’è, come scrive Il Manifesto, che nel Def, oltre al taglio degli stipendi dei dirigenti, c’è il taglio degli stipendi dei docenti e Ata ordinari
Inoltre nel resoconto del Def, la spesa nel pubblico impiego, dal 2007 al 2012, è calata del 5,6%, mentre il settore che più ha contribuito alla causa dell’austerità programmata è stato appunto la scuola dove i contratti di lavoro non vengono rinnovati dal 2009.
“Sulla base di questa programmazione”, scrive Il Manifesto, ”i fondi per la scuola sono destinati a scendere dello 0,7%, verranno stabilizzati nel triennio successivo, per iniziare a crescere di un microscopico 0,3% a partire dal 2018”.
“La spesa per il funzionamento ordinario di scuole, università o enti di ricerca è passata da 1,11 miliardi del 2011 a 0,95 del 2013. Nello stesso periodo per il Ministero dell’economia è quasi raddoppiata da 2,62 a 4,79 miliardi”.
C’è poco da stare “sereni” dunque e se Del Rio ha detto ciò che ha detto, fatta salva la buona fede della ministra Giannini, la sforbiciata alla scuola è dietro l’angolo e pronta a sfoltire ancora le retribuzioni del personale, visto che sui servizi e su altre voci sono venute a mancare anche le fronde dove accanirsi con le forbici da potare.
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