Risale al 18 ottobre il decreto relativo per l’attuazione del “Piano nazionale di innovazione ordinamentale per la sperimentazione di percorsi quadriennali di istruzione secondaria di secondo grado”, rivolto alle scuole che volessero presentare le proprie proposte progettuali, dal 20 ottobre al 13 novembre 2017.
E infatti il Miur il 28 dicembre ha pubblicato l’elenco delle 100 classi prime di 100 scuole statali e paritarie del secondo ciclo autorizzate ad effettuare la sperimentazione dal settembre 2018. Se per taluni le richieste sono state poche, rispetto alle aspettative, occorre anche precisare che alla selezione, secondo i dati ministeriali, hanno partecipato 197 scuole, di cui 128 statali e 69 paritarie, per cui è evidente la cernita effettuata. Inoltre sembra che il Ministero voglia estendere la sperimentazione anche ad altre 92 scuole, in pratica a quasi tutte quelle che hanno partecipato alla selezione, lanciando dunque una sorta di messaggio di apertura, che potrebbe andare ben al di là di una “prova”, diventando dunque strutturale.
In ogni caso, anche se i sindacati, Flc-Cgil in testa, hanno chiesto al Miur di ritirare la sperimentazione quadrienniale, bisogna pure precisare che non c’è stata imposizione da parte del Ministero e che dunque la scelta è avvenuta, come del resto dispone il Decreto ministeriale dell’agosto 2017, su indicazione collegiale, cioè votata dagli organi collegiali e quindi sia dal collegio dei docenti, sia dal consiglio di istituto.
E siccome decisioni simili non si possono prendere dall’oggi al domani, né sperando nella buona sorte, né a cuor leggere, di sicuro in queste scuole si sarà sviluppato un lungo dibattito, si saranno verificati i pro e i contro, si sarà calcolato l’impatto con l’organico e pure quello con la cosiddetta utenza che è oggettivamente allettata dall’idea di uscire un anno prima dalle aule scolastiche.
In altre parole, se i sindacati, dal loro punto di vista, condannano la proposta del Miur, di accorciare il percorso degli studi di un anno, perché questo significa riduzione importante di personale, le scuole invece, con delibera collegiale, hanno accolto la sperimentazione, considerato anche il numero delle candidature (complessivamente 197, di cui 128 da scuole statali e 69 da scuole paritarie) e la successiva cernita che invece ne ha fatto il Ministero.
Ricordiamo a questo proposito che quando l’allora ministra Gelmini, nel 2010, decise di sperimentare in alcune città la premialità ai docenti, per riconoscerne adeguatamente la professionalità, quasi tutte le scuole non la votarono e fu una avventura trovare collegi disponibili, tanto che alla fine gli esiti precisi e documentabili furono così fumosi che si persero nei meandri della dimenticanza.
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