La spesa pubblica continua a crescere nonostante sia in atto un percorso di spending review. A evidenziarlo l’Ufficio Studi della Cgia di Mestre che ha considerato l’andamento delle finanze pubbliche nel corso di questa legislatura (2013-2017). I tagli alla spesa pubblica ottenuti ammontano a 30,4 miliardi di euro, le uscite correnti al netto degli interessi sul debito, invece, non hanno invertito la tendenza.
Anzi, hanno continuato a crescere: +31,8 miliardi. “Le uscite correnti al netto degli interessi – segnala il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo – continuano ad aumentare, in particolar modo, a causa della spesa pensionistica e delle prestazioni sociali”.
Oltre la metà dei tagli pari a 16,4 miliardi (il 54,1% del totale), verrà richiesto alle Regioni e agli Enti locali. “Lo Stato, insomma, comincia a tagliare, ma il sacrificio più importante lo impone alle strutture periferiche, in particolar modo a quelle guidate dai Governatori” osserva la Cgia.
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Infatti, tra il 2013 e il 2016, in tre anni, “l’andamento delle tariffe regolamentate a livello locale sono aumentate in misura spesso ingiustificata. Se le bollette dell’acqua/fognatura sono ‘esplose’ del 20% circa, il servizio di asporto rifiuti è salito dell’8,4%, i trasporti multimodali del 5,5%, l’iscrizione alle scuole secondarie del 5,1%, le mense scolastiche del 4,2%, i biglietti dell’autobus del 3% e quelli dei taxi del 2,8%. L’inflazione, invece, in questo triennio è aumentata solo dello 0,2%”.
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