I lettori ci scrivono

La stabilità che meritiamo dopo i lockdown

Da docenti con carriere pluridecennali vorremmo proporre una riflessione intorno all’ art. 1, comma 5 della legge 190/2012, che prevede la rotazione
dei dirigenti nei settori particolarmente esposti al rischio corruzione. Tale norma rientra nel più ampio piano di prevenzione alla corruzione nelle
pubbliche amministrazioni ma viene applicata in ambito scolastico solo in due regioni, Emilia Romagna e Marche, dal momento che risale al 2020 la
delibera di sospensione della stessa da parte della provincia autonoma di Trento.

Per entrare in modo più specifico nel merito, il piano anticorruzione individua nella pubblica amministrazione aree ad alto rischio corruttivo nelle quali è necessario attuare il ricambio dirigenziale. Quali sono le aree ad alto rischio corruttivo? Ad esempio quegli uffici che si occupano di acquisizione del personale o di contratti pubblici, di pianificazione urbanistica e governo del territorio, di gestione dei fondi strutturali etc…

Proprio per il fatto che fino ad ora i fondi strutturali destinati all’istruzione sono stati davvero esigui, l’ANAC (Autorità Nazionale Anti-Corruzione), ha dichiarato nel 2016 molto basso il rischio corruttivo nelle scuole, tanto che in 18 regioni italiane su 20 l’obbligo di rotazione per i dirigenti non è mai stato né è a tutt’oggi in vigore. A questo riguardo, non intendiamo contestare certamente l’esprit des lois, comprendiamo l’importanza che le misure anti-corruzione rivestono in un settore nevralgico come quello della pubblica amministrazione, ma non possiamo fare a meno di chiederci se i presidi emiliano-romagnoli o marchigiani siano più corruttibili di quelli lombardi, umbri o campani? Se così fosse, dovremmo certamente capirne e saperne di più.

I fondi europei che perverranno grazie al Recovery Fund cambieranno le carte in tavola, poiché le scuole diverranno agenzie appaltanti per i servizi di edilizia e di innovazione digitale, ma questo avverrà presumibilmente solo dal prossimo anno scolastico. I dirigenti saranno esposti ad un rischio
corruttivo più alto, ma continuiamo a non comprendere perché queste disposizioni debbano essere applicate proprio ora che il rischio è ancora
bassissimo e proprio solo nei confronti dei presidi emiliano romagnoli e marchigiani.

Quello che, a questo punto, ci pare ragionevole ed auspicabile sperare è che le autorità competenti di queste regioni possano intervenire almeno per
derogare una norma che porterebbe molti dirigenti al trasferimento forzato e senza reali ragioni in un momento storico così delicato per tutta la
comunità scolastica. Vorremmo ricordare che l’innovazione didattica e la progettazione educativa richiedono visione e continuità. Il mondo della
scuola lo merita, soprattutto dopo la dimostrazione di resilienza e di coraggio che ha dato in questo anno e mezzo di pandemia in cui, peraltro, già due ministri si sono avvicendati alla guida del comparto scuola.

In Emilia Romagna, ad esempio, ci sono realtà scolastiche che, durante questa grave crisi, hanno costituito per molti giovani e famiglie un riferimento educativo solido e costante, a volte l’unico sul territorio. Sono scuole che, grazie alla guida dei loro dirigenti, hanno saputo stare al passo con le frequentissime disposizioni ministeriali, imbastendo in tempi record piani di didattica integrata davvero efficienti. Nessuno dovrebbe dimenticare o trascurare questo immenso sforzo. Non chiediamo un premio, crediamo però di meritare, almeno per i prossimi mesi, quel minimo di stabilità che ci permetterebbe di portare a termine l’ampia e ricca progettualità delle nostre scuole, soprattutto dopo la brusca battuta d’arresto connessa alla crisi pandemica.

Il bisogno di normalizzazione avvertito da docenti, alunni e famiglie, l’esigenza di tornare a dedicarsi a ciò che si è interrotto e, infine, l’incoerenza di una norma manchevole di omogeneità sul territorio nazionale, rendono la precarietà di molte dirigenze davvero difficile da sostenere in un momento storico come quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo.

Per tali ragioni, noi, docenti del Liceo scientifico Oriani di Ravenna, abbiamo chiesto alle autorità competenti con una petizione unanimemente
condivisa da docenti, personale ATA, studenti, famiglie di poter evitare, o almeno derogare, il trasferimento forzato del nostro dirigente, Gianluca
Dradi. Ad oggi non abbiamo ottenuto alcuna risposta: questo non ci scoraggia perché continuiamo a credere che democrazia, libertà e partecipazione non possano e non debbano andare disgiunti.

Emanuela Serri Rossella Giovannini

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