Tuttavia, specifica il portale degli studenti, i ragazzi che escono dalle medie rientrano nella scuola dell’obbligo e non sono chiamati a pagare neanche le tasse erariali. Figuriamoci il contributo scolastico volontario.
Eppure gli esempi di scuole al “messe al passo” sono tanti: Il liceo Carlo Porta di Monza tramite domanda di iscrizione chiede ai ragazzi del primo anno per il 2014-2015 un contributo di 160 euro, con tanto di sconto-famiglia in presenza di fratelli per una quota che si abbassa a 100 euro. Non compare però la dicitura “volontario”. Compaiono invece nel dettaglio tutti gli estremi per il versamento, tramite bonifico bancario o bollettino postale. Evidentemente non è chiaro che il contributo non va necessariamente pagato.
Ma accade pure, specifica Skuola.net che, ad una famiglia monoreddito con 3 figli a carico in provincia di Mantova, venga negata al padre la possibilità di non versare i 170 euro previsti dal contributo ma di coprire solo i rimborsi per le spese dovute.
L’IIs Corner di Venezia chiede ai ragazzi del primo anno la quota contributiva pari a 120 euro, dettagliandone la causale: i 120 euro comprendono una quota obbligatoria di 30 euro, destinata alle spese di segreteria, al libretto personale e all’assicurazione, e quota aggiuntiva di 90 euro che comprende 20 euro per materiale di consumo e 70 euro per innovazione tecnologica.
Il fenomeno in ogni caso coinvolgerebbe tutto lo Stivale e particolarmente gli istituti tecnici e professionali, quelli che maggiormente hanno bisogno di soldi per i laboratori e le attività pratiche.
La precisazione: Anche il Miur ha più volte ribadito la non obbligatorietà del contributo. La circolare Stellacci del 7 marzo 2013 sottolinea, ad esempio, che “qualunque somma, ulteriore alle tasse erariali e a quanto strettamente necessario per il rimborso di spese sostenute dalla scuola per conto delle famiglie, può essere richiesta soltanto quale contribuzione volontaria”.
Per tasse scolastiche erariali si intendono quelle da versare tramite bollettino intestato all’Agenzia delle entrate, circa 20 euro, da cui sono esonerati i ragazzi in età da obbligo scolastico, quindi fino a 16 anni. Mentre per il rimborso il Miur si riferisce alle spese sostenute dalle singole scuole per l’assicurazione da eventuali infortuni, per il libretto delle assenze o per le gite scolastiche. Quindi, tutto ciò, va specificato alle famiglie senza invece lasciar intendere che siano obbligate a pagare pena la non iscrizione a scuola.