Pina Mazzaglia, che abbiamo conosciuto come pittrice di valore, pubblica un romanzo dalle forti connotazioni sociali all’interno di una storia d’amore che tuttavia si frantuma al cospetto di un’epoca storica particolare, gli anni Sessanta dello scorso secolo.
Che è epoca in cui la liberazione sessuale della donna è ancora lontana da venire e nel panorama politico sorgono nuove possibilità di speculazione e di arricchimento. Dentro questo nuovo panorama sociale, in cui ancora però la civiltà contadina cerca di imprimere i suoi valori, si incontrano le figure di Palo e della moglie Rita, coi due figli dentro il loro nido e un lavoro che, seppure poco rimunerativo, consente alla famigliola di andare avanti, fra un avvenire ricco di promesse e un trascorso che ancora si presenta come il convitato di pietra.
A narrare la vicenda, come il cantastorie, Anna Maria, l’Io epico, che assiste alle vicende che si stanno abbattendo sul giovane padre e dunque sulla moglie, dando così corpo al romanzo, “La Stanza del Silenzio”, Algra Editore, 15,00 €.
La cittadina di Carlepani, luogo d’invenzione, diventa simbolo di ogni città della Sicilia, dentro cui tradimenti, amori, mafie, speculazioni, traffici, comprese le maldicenze e i conflitti di una umanità sofferente e alla ricerca di una felicità possibile ma difficile da raggiungere, si accavallano e si confondono, dipanandosi in un racconto che acquartiera talvolta toni cupi.
E allora Paolo, padre e marito amoroso, grazie alle manovre del politico corrotto, acquista il benessere agognato che, se per un verso lo allontana dalla primitiva vita, dall’altro lo induce a una relazione tradimentosa con Luisa, l’amica di famiglia.
I risvolti di queste storie hanno per lo più una fine scontata, che però nel romanzo di Mazzaglia conseguono una connotazione diversa, in cui prende corpo la violenza subdola e crudele contro le donne. Le quali però spesso ne tacciono le angherie per timore di peggiori accuse e per un inconfessato senso di colpa, per cui l’abuso subìto diventa sollecitato, accendendosi di più se esso è perpetrato in una piccola comunità, dove le diverse morali si muovono secondo pantomime accreditate da secoli.
Scritto con stile agile, il romanzo si lascia leggere con piacere, mentre scorrono i fotogrammi di una società coi suoi personaggi che, come pupi mossi da una etica saccente, si muovono al suo interno, cercando di sobillare le coscienze contro l’elemento più fragile di tale consorzio, rappresentato appunto dalla delicata condizione femminile.