Un altro atto vandalico, dopo quello dello scorso 9 luglio, è stato compiuto nei confronti della statua di Anna Frank nel sud di Amsterdam. Lo ha reso noto il quotidiano “De Telegraaf”, secondo il quale sulla effige sarebbe stato scritto uno slogan filopalestinese.
Nelle immagini pubblicate, raccontano le agenzie, si vede il piedistallo imbrattato di vernice rossa con la scritta “Free Gaza” (Gaza libera), ma con la stessa vernice color sangue i vandali hanno macchiato anche le mani della statua. La polizia olandese ha aperto un’indagine, mentre una portavoce del comune ha dichiarato che la statua verrà ripulita.
Fra l’altro, viene fatto notare, che proprio oggi cade l’anniversario dell’arresto di Anna Frank da parte dei nazisti, anche se non è chiaro se si tratti di una coincidenza o se i vandali abbiano preso di mira la statua oggi per il valore simbolico della ricorrenza.
In ogni caso, il conflitto che non pare cessare di Israele contro la Palestina e la distruzione sistematica di Gaza alla ricerca degli attentatori di Hamas, coi loro sequestri, stanno causando altre tensioni e altri odi che poi prendono forma e contenuto anche in questi gesti deplorevoli e contro il simbolo dell’innocenza di fronte alle barbarie naziste.
Come è noto Anna Frank, ebrea tedesca, si trasferì con la famiglia ad Amsterdam nel 1934, dopo l’ascesa al potere dei nazisti in Germania. Durante l’occupazione tedesca dei Paesi Bassi nella Seconda guerra mondiale, la famiglia Frank entrò in clandestinità in un nascondiglio ricavato nell’edificio dove il capofamiglia, Otto, lavorava. Il rifugio venne scoperto dalla Gestapo il 4 agosto 1944. La famiglia Frank fu conseguentemente deportata nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Anna e la sorella Margot vennero poi trasferite a Bergen-Belsen, dove trovarono la morte a inizio 1945.
La madre era nel frattempo morta ad Auschwitz. Unico sopravvissuto della famiglia all’Olocausto, fu il padre, Otto Frank che, tornato dopo la guerra ad Amsterdam, e ritrovando il diario che la figlia Anna aveva scritto durante la clandestinità, penso bene di pubblicarlo postumo nel 1947.
Oggi quel libro, in forma di diario, è letto in molte classi delle nostre scuole
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