L’identità nazionale dell’Italia passa per il cinema, la letteratura, la televisione, la fotografia e naturalmente… la musica.
Dagli strumenti, le danze e i balletti della musica popolare, a quella rigorosamente classica, strumentale e vocale; dalla musica sacra e sinfonica, a quella dell’opera e folk, passando per cantautori e il pop, ma anche per i generi importati dall’altra parte del mondo, quello moderno a stelle e strisce, come il jazz, il rock e l’hip hop degli Stati Uniti.
Ecco, perché le espressioni musicali, nella varietà delle loro espressioni, diventano identità di un popolo.
Un popolo che si ritrova, non a caso, da decine di anni, tutto raccolto attorno ai vari festival della musica, quella fatta di musica per lo più leggera, che a Sanremo, in pieno inverno, toccano l’apice.
“Le canzoni sono anche documenti storici in grado di raccontarci qualcosa della storia del nostro Paese”, spiega Marco Peroni, autore di un interessante percorso formativo di tre lezioni in cui le canzoni rivelano tutta la profondità del loro rapporto con la storia.
Il suo studio servirà a comprendere come e perchè una certa una certa parte della musica ha giocato e gioca tutt’ora un ruolo importante nel condizionare scelte e comportamenti collettivi.
Oltre a “fare memoria”, sostiene Pieroni, lo scopo del corso “è quello di divulgare le abilità interpretative, che negli ultimi decenni lo storico ha acquisito confrontandosi con le nuove fonti” culturali.
“E imparare a portare questi strumenti in aula, per proporre lezioni emozionanti e divertenti in cui lo studio della storia appare in tutta la sua importanza”, conclude Peroni.
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