“Visiterò una scuola a settimana”, aveva detto e l’aveva pure giurato con le dita incrociate dei “Boy Scout”, ma dopo una prima affacciatina sommaria in alcune scuole della Repubblica, ha preferito non sfidare la sorte e rimanere al calduccio delle sole visite guidate dalle più importanti impellenze governative. Registriamo questa sicura mancanza di parola e attendiamo ulteriori sviluppi di progetti sulla scuola per la quale, a questo punto però, non si è capito bene cosa il nostro premier voglia fare. E già, perché in effetti, più che ministri ad hoc dell’istruzione, con relativi funzionari, a decidere sulla scuola è il nostro Matteo, e se la cosiddetta “Buona scuola” passerà, come passerà sicuramente, tutto il merito, e demerito compreso, sarà suo, solo suo che magari rimarrà stupefatto e stupefacendosi non sentirà più il bisogno di rottamare, visto che nello specchio del lago, dove anche Narciso si guardò, tremula solo la sua immagine.
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Generalmente, da che ci ricordiamo, tutte le riforme della scuola hanno preso il nome dei vari ministri: da Gelmini a Casati, da Fioroni a Gentile (con le dovute differenze di caratura certamente), mentre da qualche annetto a questa parte, anche le semplici o più complesse presunzioni di riforma prendono il nome del nostro premier e tutto è riformato da Matteo.
Viene quasi voglia di chiamarlo “Dux”, il grande Dux, ma nel Pd questa parola non è gradita, come il termine: “stalinista”, benchè lui tutto veda e dovunque provveda e se gli ricordano le promesse mancate “fa orecchie da mercante”, come quella di visitare le scuole coi professori, gli alunni, il personale, il dirigente. E lui ode “se non le cose che fanno per lui, cioè le cose che fanno a lui comodo per i suoi stessi affari”, esattamente come i mercanti e come il padre di fra Cristoforo che, da vecchio mercante truffaldino, non amava si parlasse di mercanzie a casa sua. Sarà forse per questo che ama intrattenersi con altri mercanti, venditori di uguali mercanzie: le mancate promesse; e sarà pure per questo che promette stupefacenti riforme, che però stupefanno per la semplice ragione che ha lo stupore stesso, che, stupefatto di se stesso, si guarda mentre annega dentro il lago, come Narciso.