Matteo Salvini, ospite di Lucia Annunziata su Rai3, ha detto: “La matematica non è un’opinione”.
E’ una massima ricorrente, utilizzata da molti politici per dar consistenza alle loro proposizioni. E’ un richiamo che afferma l’oggettività delle proprie argomentazioni: non derivano da interpretazioni personali. Si tratta delle conclusioni cui è giunta la comunità scientifica.
La realtà è più complessa. E’ una citazione superficiale, le questioni principali sono trascurate: cos’è la matematica? Dove comincia la matematica?
Ecco alcuni spunti per inquadrare i problemi.
Si consideri il teorema di Pitagora: al polo nord si può disegnare un triangolo avente tre angoli retti, essendo la terra sferica. In tale ambito la somma dei quadrati dei cateti non equivale al quadrato dell’ipotenusa.
Siamo certi che 3 + 3 = 6?
Gli aborigeni, che vivevano con una lancia in mano, utilizzavano un sistema di numerazione con cinque cifre, non con dieci come facciamo noi.
Questa la successione numerica: 1, 2, 3 , 4, 10, 11, 12.. per cui 3 + 3 = 11!
Tanto, tanto tempo fa, quando l’uomo viveva ancora nelle caverne, la sentinella vide quattro leoni che si avvicinavano. Con urla, gesti, battiti dei piedi riuscì a comunicare e descrivere il pericolo.
L’avvenimento ha natura matematica.
E’ lecito chiedersi: da dove comincia la matematica? Dai leoni? Dalla segnalazione delle belve in avvicinamento? Oppure: tutto è matematica. Essa non ha inizio!
Flatlandia è un romanzo scritto nel 1884: racconta l’esperienza di un abitante di uno spazio bidimensionale. Notevoli e pregnanti sono i cambiamenti di prospettiva e di consapevolezza che ha dovuto elaborare per immergersi nella tridimensionalità, nell’unidimensionalità e nella multidimensionalità.
Sono stati sufficienti i quattro richiami per asserire l’importanza sia dell’assunzione di un corretto punto di vista, sia dello studio dell’ambito in cui nasce il problema?
Hanno fatto emergere i rischi delle semplificazioni?
Enrico Maranzana