Egregio Presidente del Consiglio Sig. Matteo Renzi,
a scriverLe sono alcuni dei tanti, così iniquamente definiti, malati di “supplentite”, che, a nome di molti, oggi sono qui a chiederLe qualche chiarimento dovuto.
La “supplentite”, grave malattia della scuola italiana, secondo il Suo parere, colpisce padri, madri di famiglia, single che su quella “malattia”, hanno fatto progetti, mutui e oggi si ritrovano con un “antibiotico” che, invece di curare il malato, lo annienta completamente.
Il Suo Governo è nato sotto il segno della riforma e questo non può che ricevere plauso, condivisione ed entusiasmo, in un Paese, quello italiano, legato ad un’inveterata tradizione di clientelismo e corruzione. Tuttavia i buoni propositi da Lei sbandierati e branditi, Signor Presidente, alla luce degli ultimi interventi, appaiono annebbiati e passati in secondo piano.
Il piano-scuola, targato Renzi-Giannini e presentato il 12 marzo 2015, tiene conto di molti aspetti che riguardano l’agitato mondo della scuola italiana. Di certo non si può negare il Suo tentato confronto con gli italiani, attraverso l’attività di ascolto, da Lei istituita, per esprimere la propria idea rispetto al programma in oggetto. Ma quello che intendiamo dirLe oggi, da indefessi docenti, laureati e abilitati in una delle tante Università pubbliche italiane e inseriti nella II fascia d’Istituto, ormai concepita come il limbo dantesco degli insegnanti dimenticati, è che ogni Governo da sempre tenta di cambiare qualcosa, senza infine concludere nulla, o peggio, cambia le regole a scapito di qualcun altro o di qualcos’altro.
Le iniziative del Governo vogliono forse punire l’operato di settantamila docenti di ogni ordine e grado? Siamo serviti a tappare i buchi di una scuola che faceva e fa acqua da tutte le parti. Abbiamo fatto quello che ci veniva chiesto di fare, con professionalità e competenza… E ora? Ora non serviamo più a nulla: non serve l’esperienza maturata sul campo, non serve essersi abilitati, non serve neanche aver fatto del proprio meglio per tutti quei ragazzi che si sono incontrati e ai quali si è detto: “Il prossimo anno non so se sarò con voi”.
Rimarchiamo la nostra indignazione, il nostro urlo precario, perché Lei ha ideato un DdL che con un colpo solo ha eliminato, quelli come noi, che ormai, secondo la Vostra politica, non servono più. Potrà dirci di aver pensato a un concorso con posti riservati, ma anche qui, i paletti da Lei inseriti sono molti e iniqui, uno su tutti: i 36 mesi di servizio devono essere stati svolti negli anni dal 2009/2010 al 2014/2015 per entrare nella riserva dei posti. E gli anni precedenti non contano? In base a quale criterio questi non hanno valore per accedere ai posti riservati dell’eventuale concorso 2015? Forse quegli anni non hanno lo stesso valore di legge, così come sancito dalla Corte di Giustizia Europea, per i 36 mesi?
Paradossalmente, da quanto si legge nel Ddl, chi ha compiuto più di 36 mesi di servizio non potrà più essere richiamato per altre supplenze, in quanto tale condizione non è conforme alla Sentenza del 26 novembre 2014. Questi mesi di servizio valgono dunque ad intermittenza, a seconda che convenga allo Stato o no?
Il danno oltre la beffa. Il cane, d’altronde, morde sempre chi ha i vestiti stracciati.
Sa, Sig. Presidente, cosa rimane in tutto questo marasma di domande senza risposte, di diritti calpestati e speranze affievolite? L’indignazione, quella alienante e umiliante che avviluppa e fa pensare ancora una volta a lasciare questo paese ormai alla deriva.
In questo stato di incertezza, insistiamo a chiederLe: come prevede di considerare la nostra posizione? Cosa si aspetta da noi del limbo, che rimaniamo in silenzio ad aspettare, dopo essere stati sfruttati da un sistema che Voi avete creato e che adesso pensate di distruggere con una dubbia selezione concorsuale e con un arbitrario sistema di reclutamento affidato al Dirigente scolastico? Se questa è l’innovazione che ci propina, dov’è la novità? Nella discutibile assunzione della metà dei precari e dell’eliminazione degli altri?
Noi non ci stiamo e combatteremo per i nostri diritti, attendendo che venga fatta una vera riforma, che riconosca la professionalità e quella tanto decantata ma poco realizzata meritocrazia.
La nostra dignità rivendica un responsabile cambiamento della scuola, che ponga fine a questo sistema di regole inique e discriminatorie.
Grazie per la Sua attenzione
I precari della II fascia d’Istituto della Scuola Statale Italiana di Ravenna e Ferrara.
Paolo Cutrì, Romina Officioso, Laura De Angelis, Sabina Corsaro, Valerio Celi, Daniela Nappa, Elena Lippi, Silvia Ciranna, Enrico Prinzo, Grazia Maria Laura Spampinato, Flavio Varchetta, Enea Domenico Bartolotti, Isabella Dallapiccola.
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