Settemila posti in Veneto, seimila in Piemonte, addirittura 11 mila in Lombardia, senza contare i 2 mila rispettivamente in Friuli Venezia Giulia e in Liguria.
Sono i numeri delle cattedre e dei posti sul potenziamento assegnati a insegnanti del Sud immessi in ruolo attraverso le fasi B e C del piano straordinario della Buona Scuola, ma che solo in minima parte hanno visto i nuovi arrivati prendere servizio più di qualche giorno.
A denunciarlo, nel giorno della polemica sui “60mila furbetti delle cattedre vuote”, sollevata dal quotidiano Libero, è stato il presidente del Veneto, Luca Zaia, che torna sullo stesso tema mettendo a fuoco le ragioni della drammatica carenza di docenti nel Settentrione ed in particolare in Veneto.
Per il governatore, quei posti (in tutto 28mila dei circa 56mila relativi alla fase B e C della L. 107/2015), “sulla carta dovrebbero essere coperti dallo straordinario e dal declamato piano di assunzioni di Renzi/Faraone. In realtà si tratta di neoassunti mai neppure arrivati a prendere servizio dalle nostre parti, perché nello scorso anno scolastico è stato consentito loro di continuare a fare i supplenti nelle scuole vicine a casa, mentre per l’anno in corso hanno ottenuto dal giudice il riconoscimento del diritto di rimanere nelle province in cui risiedono anche se non esistono ore di lezione da svolgere tali da giustificare lo stipendio fisso che ricevono”.
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“Nel frattempo – continua Zaia -, in Sicilia, 4.606 professori si godono lo stipendio senza far nulla perché in sovrannumero”.
Zaia – rieletto governatore nel 2015 grazie ad una coalizione Lega Nord, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Indipendenza Noi Veneto e Lista Zaia – fa notare che “al Nord i posti devono essere coperti con supplenze, mentre al Sud e al Centro le scuole sono sovraffollate di docenti assunti in ruolo col folle piano di assunzione di Renzi/Faraone”.
Per il presidente del Veneto, insomma, ci troviamo davanti ad “un caos allucinante. Intanto, in Sicilia, nell’estate 2016 sono state aumentate 4 mila 606 cattedre di sostegno in deroga al solo scopo di creare nuovi posti per far rientrare in regione i docenti assunti grazie al piano assunzionale del 2015. Professori che resteranno in soprannumero per tutta la vita lavorativa. Fra i quali gente che resta addirittura a casa, tanto a scuola non hanno nulla da fare. Chi pagherà i costi di questa follia? Come sempre il Veneto e il Nord”, conclude amaramente Zaia.
Intanto, ci sono da pagare altri 28mila supplenti: quelli che devono sostituire i docenti del Sud assunti al Nord ma che per vari motivi sono rientrati subito su sedi logisticamente meno disagiate.
Senza entrare nel merito della polemica, c’è comunque una certezza: anche dopo la Buona Scuola, il precariato dei docenti, quello che proprio l’ex premier Renzi aveva ribattezzato come la “supplentite” da cancellare, è rimasto più vivo che mai.
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