Miur e sindacati stanno giocando sulla pelle di centinaia di migliaia di docenti e delle loro famiglie sulla questione del contratto sulla mobilità 2016/2017.
Infatti, è da dicembre 2015 che sono stati aperti tavoli politici per parlare di come trovare un possibile, quanto improbabile, accordo tra l’Amministrazione e i sindacati sui trasferimenti dei docenti e del personale scolastico. Stiamo parlando di mobilità territoriale e professionale a cui potrebbero partecipare oltre 200mila insegnanti.
Sicuramente dovranno presentare domanda gli 84mila docenti neoassunti nelle fasi 0, A, B e C del piano straordinario di assunzioni disposto dalla legge 107/2015.
Per questi docenti è prevista, infatti, attraverso la prossima mobilità, l’assegnazione di una scuola definitiva della provincia in cui sono entrati in ruolo per alcuni di loro e l’assegnazione di un ambito territoriale definitivo per altri.
A rigore di norma, i docenti entrati in ruolo in fase 0 e A dovrebbero avere assegnata, con la domanda di mobilità 2016/2017, all’interno della stessa provincia in cui sono stati immessi in ruolo una scuola di titolarità tra quelle espresse in ordine di preferenza in tale domanda.
Per quanto invece riguarda gli insegnanti neoassunti in fase B e C dalle Gae, sempre per quanto scritto nella legge 107/2015, si prospetta il terno al lotto di essere assegnati in uno dei nascituri 380 ambiti territoriali a livello nazionale. Infatti questi docenti saranno obbligati a indicare tutti gli ambiti territoriali a livello nazionale e se non troveranno posto in quello che hanno scelto per primo, verranno destinati nel primo ambito con posti vacanti per cui hanno diritto in funzione del punteggio attribuito. Invece per i docenti neoassunti in fase B e C da GM (graduatoria di merito), gli ambiti territoriali che dovranno scegliere saranno limitati a quelli della regione in cui sono entrati in ruolo, anche se questo ci sono margini di cambiamento.
Agli 84mila docenti neoassunti che dovranno presentare domanda di mobilità si aggiungono, come è ovvio che sia, altri 120-150mila docenti entrati in ruolo entro il 2014 che vorranno tentare di avvicinarsi, dopo tanti anni di pendolarismo, alla propria residenza. Per molti di questi docenti si tratta dell’ultima spiaggia, in quanto pensano che quest’anno come non mai c’è una disponibilità di organico in grado di soddisfare la loro richiesta. Una parte di questi docenti, forse per l’ultima volta, potranno trasferirsi su scuola.
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Stiamo parlando degli insegnanti che all’interno della stessa provincia di titolarità si spostano o all’interno di uno stesso comune o tra comuni diversi.
Invece per i trasferimenti interprovinciali e la mobilità professionale, passaggi di ruolo e cattedra, c’è il fermo convincimento dell’Amministrazione di attuare il trasferimento in ambito territoriale con conseguente perdita della titolarità su scuola.
Tuttavia dopo l’ennesimo incontro politico, tranne la chiara posizione della Gilda Insegnanti, gli altri sindacati mantengono acceso il filo della speranza di un accordo. Unitariamente chiedono al capo di Gabinetto, Alessando Fusacchia, che la proposta dell’Amministrazione sia formalizzata in un testo scritto, valutato il quale possa riprendere il confronto al tavolo negoziale sul contratto per la mobilità del personale docente, educativo e Ata per il 2016/17.
In buona sostanza la telenovela sulla mobilità continua e l’attesa di sapere come andrà a finire snervante.
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