La tesi che gli studenti, impegnati nei prossimi esami di stato, dovranno consegnare al Consiglio di classe prima di affrontare le prove orali potrebbe diventare strutturale, cioè potrebbe essere la base di partenza per le prove anche nei prossimi anni, togliendo così definitivamente le tradizionali prove scritte.
Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi sembra deciso a implementare questa nuova formula anche in futuro e dunque la tesi secondo la quale avrebbe valore di ripiego per venire incontro alle esigenze degli studenti bloccati nei programmi a causa della pandemia, risulterebbe una sorta di sperimentazione per poi adottarla in modo definitivo.
“Quest’anno abbiamo introdotto una novità importante: da marzo i consigli di istituto e i ragazzi discutono su alcuni temi, e i maturandi hanno un mese per preparare un elaborato che sarà la base da cui partirà l’esame; si inizia insomma partendo da un lavoro fatto. E’ uno scritto pensato, ragionato, discusso. Lo scritto ci vuole: se non sai scrivere non hai le parole per dirlo”.
E Bianchi aggiunge pure: “Vediamo come va. Sto avendo molti riscontri positivi dagli studenti. È importante la possibilità di avere tempo, questa è la maturità, non è -mi sveglio, vado tutto agitato e teso, uno mi apre una busta e devo rispondere-. È invece ragionarci su e lavoraci su. È una maturità che prepara al lavoro e ad altre possibilità di crescita”.
Si ha dunque l’impressione che ogni ministro che si affacci al dicastero si muova in primis per riformare gli esami di Stato, come già aveva pure fatto Bussetti a cui piaceva l’idea della busta da scegliere con le domande, mentre nessuno intende prendere una decisione radicale per riformare veramente quest’esame che per molti docenti ormai risulta solo una perdita di tempo e uno stress inutile per gli studenti.