La torre di Babele è un soggetto antico, un mito di origine biblica ma anche una metafora sempre attuale. Rappresenta ancora la prepotenza e l’arroganza dell’uomo che sfidando la natura si spinge oltre i limiti che gli pone la sua morale o la sua religione. Gli uomini accecati dalla loro presunzione volevano costruire una torre che con la cima potesse toccare il cielo, ma il Signore punì e pose fine a tanta arroganza confondendo le loro lingue.
Come nella torre di Babele, i governanti in alto sulla torre non ascoltano più i governati, il popolo; si sono allontanati tanto dalla gente comune da non riuscire più a comprenderne il disagio e le proposte, una distanza fatale sostenuta dall’arroganza; l’arroganza del potere.
Così il 5 maggio, per rompere il muro di gomma, fatto di incomprensioni e di chiusura della comunicazione, i lavoratori della scuola hanno aderito allo sciopero generale proclamato da tutti Sindacati e sono scesi in tutte le piazze d’Italia a migliaia. Dati ufficiosi indicano una percentuale di adesione allo sciopero che potrebbe essere superiore al 70%.
La gente comune e i lavoratori sono scesi in piazza per difendere la scuola pubblica, per proteggerla da una riforma che è denominata in moto autoreferenziale “buona scuola”, ma che di buono non ha veramente nulla!
Si nelle piazze c’erano proprio tutti per fa sentire la propria voce con cori, canti, girotondi, balli e bandiere di tutti i colori. C’erano i precari, il personale di ruolo, i pensionati, i docenti, gli assistenti amministrativi, i tecnici, i collaboratori scolastici, gli studenti, le mamme e i papà con i loro bambini per mano e nei passeggini, i nonni…. non mancava proprio nessuno!
Quanto si tratta di difendere valori come la democrazia, la libertà, la scuola pubblica, non è più possibile arretrare; sacrifici il personale della scuola ne ha sopportati tanti, in silenzio senza lamentarsi, ma adesso è diverso, sono scesi in piazza per difendere i valori riconosciuti dalla nostra carta costituzionale.
Tutti in piazza per difendere la libertà d’insegnamento, i posti di lavoro per il personale precario ATA, il diritto alle immissioni in ruolo sia per i precari docenti che per quelli ATA, la scuola pubblica, perché è l’unica che può realizzare l’uguaglianza in senso sostanziale, e non solo formale, l’eguaglianza dei cittadini, affinché tutti possano raggiungere i gradi più elevati dell’istruzione.
La libertà è un valore fondamentale della nostra Costituzione e senza uguaglianza non può esserci libertà!
Nell’antica Polis greca rientrava nel concetto di democrazia l’idea di eùthyna, “rendiconto”, cioè il controllo sui magistrati, con scadenze regolari e un rendiconto che deve rispondere a esigenze di descrivere con chiarezza l’azione svolta sia dal punto di vista qualitativo sia quantitativo.
In altri termini, l’oggetto dell’azione politica deve essere sottoposto al controllo generale.
La gente chiederà un rendiconto per una riforma che non ha nulla di buono per la scuola e il potere sarà esercitato dal popolo sovrano nei modi e nei tempi previsti dalla Costituzione, attraverso il voto; se non si dovesse fermare in tempo questa riforma, anche utilizzando lo strumento di democrazia diretta: il Referendum abrogativo!
Coordinamento Ata riunito
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