Sapete che a Parigi vogliono costruire un orrendo e gigantesco edificio che deturperà la città? Dicono che sia di grande valore scientifico e tecnologico e per questo è il caso di parlarne anche qui.
È il primo di aprile e questo è un piccolo “scherzo” storico. Nel senso che la domanda che vi abbiamo posto non è finta, bensì risale al 1884 quando Gustave Eiffel depositò il brevetto per costruire supporti metallici e piloni per superare i 300 metri di altezza. La torre che è ancora oggi il simbolo della Francia e di Parigi infatti non soltanto suscitò violente critiche, ma anche rutilanti ondate di indignazione e panico, biliose rivolte nonché accese diatribe legali e rischiò seriamente di finire nel dimenticatoio.
Gustave, destinato a una vita agiata e anonima come chimico nella ditta di famiglia che produceva aceto, dovette cambiare i suoi programmi a causa di una inaspettata quanto tumultuosa lite famigliare. Scoprì così, per caso, la sua grande passione: costruire gigantesche strutture in ferro, cosa che, per altro, gli riusciva davvero bene. Ammirato in patria, dove realizzò ponti e stazioni ferroviarie, ma anche l’ingegnosa cupola dell’osservatorio astronomico di Nizza: 100 tonnellate che ruotano facilmente…sull’acqua, Eiffel venne apprezzato anche nel Nuovo Continente: dove la Statua della Libertà si regge su uno scheletro di metallo che porta la sua firma.
Quando il governo francese decise di inaugurare l’Esposizione universale del 1889 con un’opera colossale, Eiffel non si fece trovare impreparato. Il suo non era ovviamente l’unico progetto in concorso: c’è chi propose di costruire un gigantesco irrigatore, chi un faro monumentale per illuminare i quartieri della capitale, chi addirittura propose un’immensa ghigliottina per celebrare le vittime del terrore. In ogni caso una buona parte degli architetti, degli artisti e degli intellettuali francesi si scagliò con veemenza contro il progetto della torre di ferro.
Eiffel fu addirittura oggetto di insulti antisemiti che le definirono «null’altro […] se non un ebreo tedesco», mentre il suo edificio veniva schernito dai più: un faro, un chiodo, un candelabro secondo alcuni, o addirittura un’impalcatura fatta di sbarre e di ferro angolare, priva di qualsiasi senso artistico; perfino il potente Pierre Tirard, futuro primo ministro, disse che si trattava di un progetto lontano dalla genialità dei francesi. Un professore di matematica predisse il crollo della torre una volta raggiunti i 227 metri, altri temettero che fosse in grado di magnetizzarsi e attrarre tutto il ferro della capitale o che potesse attirare temporali e fulmini devastanti.
Quando il presidente della Commissione ne autorizzò la costruzione, Eiffel fu denunciato due volte, dovette fronteggiare due rivolte degli operai e una violenta protesta firmata da 47 artisti francesi. Nonostante ciò riuscì ad assemblare il suo gigantesco “congegno” fatto di 18000 componenti per 10000 tonnellate di peso e 324 metri di altezza, con un cantiere avanzato e sicuro, dove non morì nemmeno un operaio. Il più alto edificio al mondo per più di quarant’anni, che ha attirato oltre 200 milioni di visitatori.
La storia di Eiffel e della sua ambiziosa torre ci ricorda ogni giorno come sia difficile immaginare il futuro, come i nostri gusti non siano così universali e sempiterni e per contro, come il progresso, l’innovazione e il cambiamento, anche nelle loro forme più genuine, debbano faticare non poco per far breccia nel presente.
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