Attualmente l’espressione nativi digitali identifica quella generazione che è nata e cresciuta insieme a Internet, una generazione sempre connessa i cui elementi costitutivi sono gli smartphone, i tablet e i servizi on-line. Per contro l’espressione immigrato digitale si applica ad una persona che è cresciuta prima delle tecnologie digitali e le ha adottate in un secondo tempo. A titolo di esempio elenchiamo alcune differenze tra nativi digitali e immigrati digitali:
- Un immigrato digitale ti chiamerà per chiederti se hai ricevuto la sua e-mail, un nativo digitale controllerà se hai aperto il suo snapchat.
- Un nativo digitale trasmette tutto online, un immigrato digitale possiede il set di DVD in scatola.
- Un immigrato digitale ha il libro, un nativo digitale ha un kindle.
- Un immigrato digitale ricollegato con i suoi amici su Facebook, un nativo digitale non ha mai perso il contatto
- Un nativo digitale sta leggendo questo sul proprio telefono, un immigrato digitale è sul proprio laptop
La trasformazione digitale è una forza inarrestabile che sta rivoluzionando la società contemporanea. Tuttavia, la polarizzazione innescata dai cambiamenti in atto in molti ambiti sociali ed economici, fa emergere la necessità di accompagnare questa transizione, con l’obiettivo di preservare l’equità e la stabilità sociale in uno scenario di crescente complessità. Del resto, la scomparsa di tradizionali ruoli di intermediazione e l’avvento di lavori gestiti da piattaforme e algoritmi (la cosiddetta GIG Economy) pongono diversi interrogativi sul futuro del lavoro e sulla migliore governance di un mercato in costante mutamento. Una buona strategia è sicuramente quella di stimolare l’imprenditoralità, favorendo mobilità e flessibilità lavorativa degli individui con opportune tutele.
La trasformazione digitale e l’evoluzione lavorativa dei nativi digitali