La truffa ai danni dei nuovi abilitati

Il Comitato Nazionale Pas è formato da docenti che da anni prestano servizio presso la scuola pubblica, garantendo – grazie ad una professionalità lavorativa ormai ben consolidata – la continuità didattica e la tenuta stessa del sistema scolastico italiano. Oggi sono in procinto di conseguire il titolo abilitante attraverso il cosiddetto Pas (percorso abilitante speciale) che dovrebbe, come è stato fatto in passato per gli altri percorsi abilitanti, garantire l’inserimento in quelle graduatorie (Gae, I e II fascia d’istituto) che permettono di spenderne la validità e di garantire, per quanto precaria, la continuità lavorativa.
Nell’ultima nota ministeriale del 30/1/2014, protocollo n. 435, si legge:
“Come è noto le graduatorie dei docenti delle scuole sono aggiornate con cadenza triennale ed il prossimo aggiornamento è previsto per il mese di maggio. Atteso che i corsi di studio Pas non potranno concludersi entro tale termine e al fine di corrispondere anche alle aspettative di tutti i nuovi abilitati, verrà comunque loro assicurato I’inserimento in testa alla graduatoria di III fascia con apposito decreto in corso di emanazione”.
Come si evince dalla suddetta nota, quest’anno le graduatorie verranno aggiornate nel mese di maggio e non come è avvenuto negli anni precedenti nei mesi di luglio/agosto. Tale scelta contraddice la logica stessa dell’aggiornamento, in quanto il calcolo del nuovo punteggio acquisito risulta maggiore o minore a seconda del termine del proprio contratto lavorativo, che in tanti casi si protrae fino alla fine delle attività didattiche, cioè nel mese di giugno. Pertanto anticipare la data dell’aggiornamento compromette la possibilità di inserire l’eventuale punteggio successivo. L’elemento ancor più lesivo è del resto l’impossibilità di inserire il titolo abilitante conseguito attraverso il Pas.
Sempre in riferimento alla nota ministeriale, si vuole precisare che attualmente i neoiscritti al Pas sono tutti inseriti in terza fascia d’istituto da anni e che tale inserimento ha permesso loro di accumulare anni di servizio con l’avallo del Miur, acquisendo un punteggio tale da garantire già i primi posti in graduatoria. In questo modo, dunque, non viene concesso alcun vero avanzamento (come è sempre avvenuto in passato per gli altri), né si viene incontro alle aspettative dei corsisti, perpetrando quella che si presenta piuttosto come una discriminazione ai danni di chi, a proprie spese e ulteriore impegno di studio, frequenterà il Pas. Qualora poi i corsisti non dovessero riuscire a conseguire il titolo abilitante nei tempi previsti per l’aggiornamento, essi rimarrebbero – pur abilitati – nell’attuale posizione per altri tre anni scolastici, rischiando di non lavorare perché discriminati rispetto a chi, a parità di titoli, sarà inserito in seconda fascia, e senza dimenticare che la discriminazione avverrebbe a prescindere, perché il titolo conseguito verrà valutato con un punteggio inferiore rispetto a quello conseguito attraverso altri percorsi.
A ciò si aggiunge il mancato riconoscimento dei lavoratori della scuola d’infanzia e primaria, che pur avendo competenze e requisiti maturati sul campo, attraverso il “saper fare”, ad oggi si vedono negata la possibilità di conseguire il titolo abilitante.
Riassumendo, a parità di titoli i nuovi abilitati attraverso il Pas:
– rimarrebbero nella fascia che già occupano;
– otterrebbero un titolo a proprie spese dequalificato con un valore inferiore ad altri simili;
– verrebbero scavalcati e discriminati da altri che possiedono gli stessi titoli, ma che, per criteri non equi, privi di senso logico e poco trasparenti, si troveranno in posizione di vantaggio. Alla luce di quanto esposto, si ritiene che si stia perpetrando una grave discriminazione, e che ciò sia anticostituzionale, perché pur lavorando nello stesso ambito, e a parità di condizioni e di titoli, il trattamento viene differenziato. Si ritiene, in definitiva, che le scelte debbano essere accompagnate dalle dovute intese istituzionali, interpellando sia le categorie sindacali sia – soprattutto – i diretti interessati.
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