La “tumulazione” della scuola pubblica

La stagione “compromissoria” delle ingiallite OO.SS. confederali è giunta al termine, con un atto di forza prevedibile da parte degli autori della 107; una “legge”, in realtà un Dl, che ha incorporato i dogmi dell’ordo-liberismo in salsa italica, e quindi, in forma di parodia, o di operetta. Ci si riferisce all’ultimo atto sulla “chiamata per competenze” (sic!)

La forza della 107 si misura dal fatto che, imposta da un potere derivato da volontà extranazionali, (le cui matrici risalgono alla “lettera segreta” della Bce del 2011, al Governo italiano) non ha avuto bisogno di giustificazioni, né, tanto meno, di condivisioni o di confronti. Ma solo di tanta, tanta propaganda e di significati ribaltati, da neolingua orwelliana: un precotto facile da divulgare per il circo mediatico, orchestrato dalle stesse lobbies confindustriali cha hanno sillabato l’ideologia mercatista ai figuranti che poltronano in Parlamento. Industria mediatica, che brilla solo per le banalità avvincenti con le quali avvolge le informazioni, e per la studiata passività con cui le accoglie dagli spin doctors governativi, moderni “consiglieri del Principe”.

L’ostinazione con la quale stanno tumulando la scuola pubblica statale, come delineata dalle linee programmatiche della Costituzione, è pari all’ostilità che questo Governo, (sorretto da una maggioranza, il cui premio abnorme, in numero di seggi, è stato certificato illegittimo dalla Consulta), manifesta nei confronti di ogni dissenso critico, motivato, organizzato, argomentato. Insomma, di ogni pensiero divergente e rappresentativo della società civile, che, come tale, potrebbe integrare e arricchire un processo di vera “riforma”: certo non nel significato che ha assunto negli ultimi vent’anni questo termine, e cioè di diritti assimilati, con malafede e disonestà intellettuale, ai “privilegi”, e quindi da comprimere; e di retribuzioni saccheggiate, in modo da trasferire una quota sensibile di risorse dal Lavoro al Capitale, il quale, oh sventurato, deve affrontare le sfide della competizione internazionale, con la compassionevole assistenza degli esecutivi degli ultimi anni. Ma con soldi pubblici…

La violenza simbolica che la 107 si incarica di rappresentare è data dal grumo caotico di commi che la trama, fra i quali spiccano quelli dedicati al sedicente bonus premiale e alla chiamata diretta o “per competenze”. Per quale motivo? Perché, in una organizzazione complessa come quella della scuola, in cui la dimensione relazionale è centrale e poliedrica, i commi su accennati piegano, distorcendola, la “conoscenza” in “ri-conoscenza”, con conseguenziali “derivati” tossici che ammorberanno il clima, generalmente, cooperativo degli ambienti scolastici.

E’ il varo, la cui preparazione cova già da qualche annetto, di una aziendalizzazione casereccia, “de noantri”, ma non per questo meno atrofizzante, il cui percorso sarà agevolato dal fatto che molti, forse troppi insegnanti e “insegnantesse”, non hanno mai letto una riga, che sia una, dell’“intonso” CCNL, o del T.U.

A meno che, un NO ottobrino…

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