Ma cosa valutare con priorità? L’89% del campione nazionale chiede che venga valutata la competenza professionale. Si può conoscere la disciplina senza saperla insegnare. Un bravo studioso, un grande ricercatore, un luminare della scienza può non essere un bravo professore.
L’inchiesta fa emergere una seconda novità. L’orientamento degli istituti è cambiato anche sul ruolo degli studenti e delle loro famiglie nella valutazione della professionalità docente, altro argomento, questo, che, fino a pochi anni fa, generava ostilità verso chi lo proponeva.
Il 70%, infatti, ritiene che i risultati degli alunni debbano contribuire nella valutazione dei docenti; il 55% ritiene utile chiedere direttamente un giudizio agli alunni e il 56% lo chiederebbe anche ai genitori.
Tutti d’accordo nell’affidare la valutazione ad un organismo collegiale che comprenda anche il dirigente.
L’inchiesta si è articolata in quattro gruppi di domande: presenza a scuola di un dibattito specifico sulla valutazione dei docenti; orientamento maggioritario sulla valutazione dei docenti; scelta di un possibile valutatore (dirigente, organismo collegiale, valutatore esterno); argomenti ritenuti necessari sui quali elaborare specifici indicatori di valutazione. Le domande non sono state poste in alternativa fra loro: su ogni domanda si poteva rispondere sì, no, oppure lasciarla senza risposta (nr).
Sulla base della confluenza delle risposte (quantità di sì e quantità di no) abbiamo costruito le preferenze presenti nel mondo della scuola o le priorità attribuite ai vari argomenti da parte degli intervistati.
L’inchiesta sulla valutazione dei docenti è stata condotta coinvolgendo un campione di 80 scuole, distribuite sull’intero territorio nazionale e operanti in più di 200 sedi (209), frequentate da circa 63mila alunni (63.436), con oltre 7 mila docenti (7.355) e 2mila non docenti (2.064).
Gli istituti sono stati scelti in modo casuale, tenendo conto dei diversi indirizzi e ordini di scuola (licei, tecnici, professionali e istituti comprensivi o scuole medie) e quasi tutti operanti nelle venti città capoluogo di regione o provincia autonoma, compresi Valle D’Aosta e Trentino che gestiscono in maniera autonoma la scuola e il suo personale.
Il nostro non è un campione statistico, tuttavia esso è rappresentativo sul piano nazionale, su quello della distribuzione territoriale e su quello degli indirizzi scolastici.
Le risposte che abbiamo acquisito sono state fornite dai dirigenti o da loro referenti, appositamente delegati. Il punto di vista raccolto, generalmente, non impegna gli istituti coinvolti, ma solo le persone intervistate e la loro capacità di interpretare il dibattito, gli umori e i punti di vista presenti nella propria scuola.
Per visionare alcune tabelle consulta il box “Approfondimenti” di questa pagina.
L’inchiesta dettagliata sarà pubblicata sul n. 10 de La Tecnica della scuola del 25 gennaio 2009.