Il “merito“ non esiste è semplicemente un espediente per creare divisione e instabilità all’interno delle comunità educanti. Chi parla di merito lo fa con uno scopo ben preciso, quello di dividere la categoria docente nel suo interno e renderla debole dal punto di vista delle rivendicazioni contrattuali.
Si tratta del classico Dividi et Impera. Il fatto che un docente lavori bene, svolga in modo deontologico la sua funzione non è un merito, ma semplicemente un DOVERE contrattuale. Più che premiare il merito, anche con cifre mortificanti per qualsiasi serio professionista, bisognerebbe osteggiare quelle sacche di demerito che in misura ristretta esistono.
Il fatto che il bonus del merito o meglio il contributo di valorizzazione professionale sia entrato, già a partire dall’anno scolastico 2019/2020, nelle nostre contrattazioni di Istituto è un vantaggio per tutta la comunità educante. Questo fondo, insieme a tutto il FIS che dovrebbe essere rimodulato in funzione dei mutamenti, causati dalla prolungata sospensione delle attività didattiche, deve contribuire a valorizzare maggiormente il lavoro aggiuntivo svolto da molti docenti. In buona sostanza è giusto e doveroso riaprire la contrattazione di Istituto 2019/2020 per stabilire una migliore ed equa distribuzione del FIS e dell’ex bonus merito dei docenti.
Tuttavia sarebbe opportuno, visto che il contratto della scuola è scaduto da un anno e mezzo, avviare il rinnovo del contratto per il triennio economico 2019-2021, facendo confluire anche il bonus del merito nel tabellare. I docenti tutti meritano maggiore rispetto, per cui sarebbe importante evitare la politica del dividere per attuare quella del moltiplicare. Bisognerebbe moltiplicare le risorse economiche da dedicare alla scuola, dando a questa ISTITUZIONE centralità, bisognerebbe moltiplicare il coefficiente del prestigio sociale dei docenti, dando loro aumenti stipendiali adeguati, bisognerebbe moltiplicare i diritti della collegialità rispetto ai poteri assegnati al Dirigente scolastico di turno. Il merito professionale dei docenti si qualifica restituendo centralità al ruolo e non certamente dividendo la categoria. In ultimo mi piace segnalare il proliferare di associazioni professionali che vanno nella direzione di dividere piuttosto che moltiplicare, si è arrivati al punto di fare nascere associazioni dei vice presidi e dei collaboratori dei DS come se questi fossero un corpo a parte della scuola.
La scuola è comunità educante, nel senso dell’art.24 del CCNL 2016-2018, ma esiste qualcuno che ancora non lo ha capito. COMUNITA’ EDUCANTE vs DIVITI ET IMPERA chi vincerà? Chi prevarrà rispetto a questo dualismo contrastante, potrà salvare o distruggere il nostro sistema scolastico PUBBLICO.
Ibycus
Cettina Calì