Il principio di realtà è il principio di tutto.
O almeno dovrebbe essere, secondo il parere di molti ma non di tutti, evidentemente.
Fa una certa impressione leggere , dall’inizio fino alla fine, l’articolo con cui Andrea Ragazzini, del c.d. “Gruppo di Firenze”, ha sparato, qualche giorno fa, ad alzo zero contro l’Associazione Nazionale Presidi (ANP).
E’ evidente che il coronavirus , con la sua diffusione, sta provocando non solo un’ecatombe in termini di vite umane ma sta anche provocando, nel mondo della scuola, cataclismi inimmaginabili sul piano della analisi teorica prima ma anche della pratica didattica poi.
Non voglio iniziare anch’io a sparare ad alzo zero (sono un teorico delle sole guerre difensive e sono stato costretto ad iniziarne una dieci anni fa che continua ancora oggi e i miglioristi di Firenze e l’Anp non sono stati i miei migliori alleati) ma che il gruppo di Firenze si scontri con l’Anp e ne attacchi duramente un ragionevole documento e che io lo definisca tale, tutto questo è veramente da “fine del mondo”.
Basterebbe già questo (lo scombussolarsi di posizioni e la cristallizzazione di spostamenti inimmaginabili fino a due mesi fa ) a far valutare la presa di posizione di Ragazzini come una presa di posizione, non se ne pigli collera come diciamo a Napoli, quanto meno imprudente ed intempestiva.
Perché, se alla situazione radiografata nell’incipit dello stesso intervento di Ragazzini si applicasse il principio di consequenzialità, il ragionamento sui voti da mettere cadrebbe in pezzi come un bicchiere di cristallo precipitato a terra.
E non ci sarebbe nemmeno bisogno, per rovinare la cristalleria, del pachiderma delle norme, basterebbe solo il principio del rem tene, verba sequentur.
“I dati diffusi dall’Istat il 6 aprile ci dicono che la didattica distanza non ha raggiunto il 33,8% delle famiglie, quelle che non hanno in casa né un computer né un tablet. La percentuale si alza nel Sud al 41,6%. Se si considera che probabilmente in molte di queste famiglie i figli in età scolare sono più di uno, si deve ritenere che la percentuale degli studenti che non hanno usufruito della Dad sia ancora più elevata.”
Questo è l’esordio di Ragazzini che collide, ahimè, con quest’altro passaggio centrale del suo intervento : ”Il probabile traguardo implicito in questi ragionamenti (esplicitato invece da documenti di altre associazioni) è l’abolizione del voto e delle bocciature”.
E’ il principio di realtà, caro Ragazzini, solo quello.
Confiderò, però, a Ragazzini un “segreto” assai ben custodito e glie lo svelo sperando così di indurlo non dico ad una retromarcia ma almeno ad una sosta.
Il segreto è scritto in chiaro in una norma, indubbiamente in attesa di conversione da parte del Parlamento, ma che è immediatamente operativa come ben sanno i miei studenti sia pure in videolezione.
E’ il decreto legge 22 del 2020 e non del 2022 o 2023.
Hic et nunc.
Hic et nunc come per quel terzo abbondante, citato da Ragazzini, di “assenti per forza”.
I quali “assenti per forza”, questa volta (è un altro dei paradigmi aboliti dal coronavirus), non hanno torto , come vuole un detto popolare, ma hanno ragione “a prescindere”.
A prescindere dalle convinzioni di Ragazzini sui voti da dare (gli esperti la chiamano valutazione sommativa) sempre e comunque, qualunque cosa sia accaduta.
Perché sarei grato a Ragazzini se mi spiegasse come può impiegare i suoi talenti la mia studentessa che, con molta dignità e perifrasi inequivocabili (lo so che è un ossimoro ma la forza del coronavirus sta anche in questo), mi spiega che non potrà nemmeno mandarmi una mail e mi fermo qui per tutelare la dignità di N.
Sarei sempre grato a Ragazzini se mi spiegasse come, vado per le spicce, metto i voti allo studente a cui si è rotto il cellulare e mi scrive che uscirà a procurarselo e si prende la mia reprimenda per quello.
Perché sarei grato a Ragazzini se mi spiegasse in base a quale per me ignota posizione pedagogica dovrei dare i voti ai presenti marchiando gli “assenti per forza” e con cosa poi?
Un “n.c.”? E’ vero che nella vulgata degli studenti il “non classificato” equivale a “non c’è male” ma sarebbe il male assoluto , veramente, se pagassero il non esserci con la certificazione della loro non rilevanza.
Sarei, infine, grato a Ragazzini se mi spiegasse come metto i voti per correggere secondo quanto scrive “errori e comportamenti sbagliati” a quello che , già in presenza, mi sgusciava come un’anguilla e che oggi naviga in sommersione ancor più di prima.
Perché se vale il principio di realtà non possiamo costruircene una diversa.
Non possiamo, sia pure per il nobile fine di conservare coerenza e Ragazzini ed il suo gruppo migliorista sono coriacei in questo, piegare la realtà fino a farla scomparire.
E se posso chiudere con una invocazione finale: lascerei perdere, per rispetto dell’altra metà del cielo, il “materno” ed il “paterno” perché conosco mamme con le palle e papà mollicci da far spavento. Quorum ego ma con molta soddisfazione che i miei due figli mi danno ogni giorno.
Così come i miei studenti che, come mi confessano oggi, mi vedono persino diverso dal burbero e rompipalle che sono sempre stato.
Anche ai tempi del coronavirus.
Franco Labella
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