Home I lettori ci scrivono La vera ragione della protesta degli insegnanti: non vogliono essere valutati!

La vera ragione della protesta degli insegnanti: non vogliono essere valutati!

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Tutti hanno pensato che lo sciopero del 5 maggio sia contro il potere dei presidi. E allora il PD è corso ai ripari limitando i poteri dei presidi: il POF triennale sarà proposto dal Collegio dei docenti e approvato dal Consiglio d’Istituto; la valutazione dei docenti e la scelta dei docenti dall’albo regionale o provinciale sarà fatta dal comitato di valutazione. Ma non si è compreso che l’ostilità di tutti gli insegnanti riguarda il fatto che non vogliono essere valutati. Fino ad ora gli insegnanti, erano tutti uguali sul piano salariale: sei un buon o cattivo insegnante lo stipendio è lo stesso. Cambia solo per gli ordini di scuola: infanzia, primaria, secondaria di I e II grado.

E’ difficile accettare che il tuo collega è più bravo di te e prende più di te come stipendio. Ma ciò già avviene nelle scuole: chi si assume responsabilità organizzative,chi dedica il pomeriggio a progetti o corsi di recupero per gli alunni , già riceveva un salario accessorio in più rispetto agli altri. E allora il problema è l’Invalsi legare il merito al progresso degli apprendimenti, Quello che contestano gli insegnanti –ma dovrebbe essere contestato anche dai dirigenti scolastici – è che l’apprendimento deriva dal contesto socio-economico-culturale. Se stai in una scuola di famiglie abbienti, puoi avere una valutazione positiva perché avrai nella maggioranza alunni ben predisposti allo studio. Se stai nei quartieri svantaggiati, avrai una valutazione negativa perché i tuoi alunni nella stragrande maggioranza non hanno voglia di studiare.ì

Dice l’Invalsi o chi perora la causa del merito legato alla valutazione degli apprendimenti come la Fondazione Agnelli: noi valuteremo le condizioni di contesto. Se sei in grado, di progredire rispetto alla situazione di partenza, ti valuteremo positivamente, altrimenti il giudizio sarà negativo. Ma è difficile in un contesto svantaggiato, trattato tra l’altro come fosse normale (il Ministero tratta tutte le scuole in modo eguale, senza fare differenze!), riuscire a progredire, perché questi alunni provenienti da situazioni meno abbienti avrebbero bisogno di un curricolo diverso. Avrebbero bisogno di una scuola che li orienti al lavoro e non all’università, altrimenti avremo una dispersione altissima, come accade in Italia- in quanto questi alunni o interrompono gli studi in terza media, se non prima, o vengono bocciati ed espulsi dal fatidico biennio delle superiori. Ragioniamo…Il Governo dice agli insegnanti (e ai dirigenti scolastici): non siete tutti uguali, vi debbo valutare. I migliori saranno premiati.

Però poi tratta nei finanziamenti e nelle procedure di organico, le scuole tutte in maniera uguale, senza fare le differenze:tratta allo stesso modo le scuole di Scampia o dei Quartieri spagnoli, quartieri a rischio,e le scuole di Posillipo o del Vomero, quartieri benestanti,per fare un esempio nella mia città di Napoli. Il Miur propone un curricolo uguale nella scuola media per gli alunni che andranno all’università e per gli alunni che interromperanno gli studi. Insomma lo Stato che rifiuta la logica egualitaria-uniformista per gli insegnanti e i presidi,applica poi la stessa logica nel trattare le scuole e il curricolo. Capita poi sempre a Napoli, che a una scuola del Vomero venga approvato il progetto di scuola a rischio e che una scuola veramente a rischio, venga esclusa dai relativi finanziamenti. Ma questo lo dico non per polemica, ma per far emergere il paradosso. Diceva don Milani: “Non c’è niente di più ingiusto che far parti uguali fra disuguali”.

Ho sempre detto che le scuole più svantaggiate (quelle che hanno voti bassi nelle prove Invalsi) devono ricevere di più: avere più risorse, avere più insegnanti. E gli insegnanti che lavorano nelle scuole a rischio devono avere più soldi degli altri, per attirare i migliori insegnanti in queste scuole. Se passa l’idea , invece, che devono essere premiate le scuole dove gli apprendimenti sono migliori, avranno i benefici economici gli insegnanti e i presidi delle scuole che sono nei quartieri benestanti. Questa è una discriminante essenziale che Renzi deve tener presente e sarà cartina di tornasole per capire se il premier è di destra o di sinistra.