Con riferimento all’articolo di Gianfranco Scialpi del 31 ottobre 2016, in cui si chiede “perchè i genitori non protestano per le classi pollaio”, vorrei rispondere ricordando semplicemente che l’argomento scuola è completamente assente dai dibattiti quotidiani sui giornali e alla tv. Uniche occasioni restano soltanto i deprecabili casi di bullismo, qualche docente che purtroppo perde il controllo e infine gli effetti dell’ennesima riforma che un governo si inventa su due piedi per dimostrare che l’argomento scuola sta “nel cuore” del Primo Ministro.
Prendiamone atto: il problema istruzione non interessa quasi a nessuno perchè non porta risultati a breve termine, quindi non porta voti alle elezioni politiche. Oso dire che purtroppo interessa poco anche a noi docenti, visti i risultati della misera raccolta firme per indire un referendum sull’abrogazione della “Buona Scuola”.
Sono un insegnante di 60 anni e da 35 lavoro nella scuola. In tutti questi anni ho visto calare progressivamente l’importanza della Scuola Pubblica nei dibattiti politici e, al contrario, ho visto crescere la disinformazione sul funzionamento di questo delicato meccanismo molto complesso; disinformazione che porta l’opinione pubblica a farsi un’idea sbagliata sulla categoria degli insegnanti e le famiglie a riversare sulla scuola ogni tipo di responsabilità sull’educazione delle nuove generazioni. Tutti se ne lavano le mani a cominciare da chi avrebbe tutto l’interesse nel creare dei cittadini dotati di cultura e spirito critico.
La Scuola Pubblica è costretta ad assumersi responsabilità sempre più onerose ma a questo progressivo aumento di responsabilità non corrisponde però un aumento dei finanziamenti pubblici e nemmeno quella giusta riconoscenza verso chi tutti i giorni cerca di tener diritto il timone di questa nave che sembra andare sempre più alla deriva. I luoghi comuni sugli insegnanti si sprecano e la disinformazione porta anche quelle persone, la cui opinione è tenuta in grande considerazione dal mondo della stampa, a diffondere notizie addirittura false.
Ma la cosa che fa più male è che non c’è mai nessuno che possa controbattere pubblicamente a queste critiche infondate per far conoscere all’opinione pubblica anche il verso della medaglia. Qualche politico si limita a dire che in Italia gli insegnanti sono pagati poco, ma chissà perchè le voci più ascoltate sono sempre quelle che denigrano la nostra categoria o che vorrebbero una scuola sempre più al servizio delle leggi del mercato.
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