Perché LA VERA SCUOLA?
La Vera Scuola è un progetto civico, nato dall’idea di un comitato spontaneo di insegnanti, che punta ad integrare ed implementare il piano di riforma della Buona Scuola, tramite lo sviluppo dal basso di proposte migliorative da presentare al Governo. L’idea di partenza è quella di accompagnare la consultazione della Buona Scuola con uno strumento di democrazia diretta, nell’intento di cambiare il metodo adottato dalle riforme scolastiche degli anni passati, che hanno spesso impoverito la qualità e la quantità del servizio scolastico.
La Vera Scuola, in altre parole, vuole essere un processo di discussione e di costruzione dal basso di una riforma scolastica e universitaria, capace di coinvolgere e rendere protagonisti attivi i soggetti che interagiscono quotidianamente nel mondo dell’educazione, della formazione e dell’apprendimento.
Se, infatti, da una parte, la Riforma del Governo Renzi, intitolata “La Buona Scuola”, ha sicuramente il merito di dedicare attenzione al mondo scolastico, è pur vero che dall’altra si configura come un progetto calato dall’alto, costruito da politici e tecnici, cioè da persone prive di un’esperienza diretta della complessa realtà su cui vanno a legiferare, ma soprattutto nasce senza un processo preliminare di coinvolgimento di tutto il personale educativo, degli studenti e degli utenti di scuola e università. La consultazione, avviata solo dopo la stesura del progetto di riforma, si avvale di un questionario on line che appare come una modalità di partecipazione virtuale e un po’ impersonale, strutturata a tratti in modo piuttosto rigido, e può apparire nel complesso carente di un approccio aperto ad un confronto capillare sulle misure da adottare.
Restano dubbi, poi, sulla possibilità o meno di poter realmente incidere con le proposte avanzate, per migliorare il testo di partenza, almeno in alcuni punti essenziali. Da qui l’esigenza di un progetto capace di apportare un contributo dal basso, volto ad integrare la consultazione ministeriale operata sul web.
La Vera Scuola, perciò, vuole rappresentare un supporto democratico e complementare all’iniziativa del Governo, con l’obiettivo di completare ed arricchire concretamente la riforma della Buona Scuola; un cantiere aperto, fatto di assemblee e dibattiti nei luoghi stessi dell’istruzione, capace di coinvolgere insegnanti, dirigenti scolastici, studenti, genitori, personale ATA, professori universitari, ricercatori, con la finalità comune di costruire una proposta di riforma democratica dal basso, che parta cioè dalle esigenze reali di chi lavora e studia in questi luoghi del sapere.
Pregi e difetti di una Riforma incompleta
La Buona Scuola ha l’ambizione di rappresentare un’opportunità di rilancio del sistema scolastico e contiene senz’altro diversi principi condivisibili, ma è altrettanto vero che, per tutta una serie di motivi di seguito esplicitati, finisce per configurarsi come un tentativo apprezzabile, ma incompleto, di rinnovamento del mondo dell’istruzione. Il mondo dell’università, ad esempio, dopo riforme scellerate fatte di tagli e di risparmi, di depotenziamento della ricerca, non viene affatto contemplato, se non nella prospettiva delle nuove lauree magistrali abilitanti per l’insegnamento secondario.
Nel mondo della scuola, d’altra parte, vengono dimenticate intere categorie di lavoratori, come quelli appartenenti al personale ATA, che non figurano nelle misure di assunzioni e che, anzi, rischiano di contribuire, con un taglio di 8000 posti, al finanziamento della stabilizzazione degli insegnanti precari delle graduatorie ad esaurimento (GAE). Dopo anni di tagli al sistema della formazione e dell’istruzione, infatti, non appare certo una bella prospettiva quella di trovare le risorse da investire con una partita di giro da un capitolo all’altro del bilancio scolastico.
Una questione ignorata del tutto, poi, riguarda i docenti della quota 96 e, più in generale, una necessaria revisione dei requisiti pensionistici, che permetta, da un lato, un ricambio generazionale del personale e, dall’altro, una stabilizzazione di tutto il personale abilitato all’insegnamento. Su quest’ultimo punto la Riforma del Governo, infatti, procede ad una giusta ma parziale stabilizzazione dei precari, assumendo quelli iscritti nelle GAE e ignorando, d’altra parte, l’esistenza di altri docenti abilitati con i nuovi percorsi (TFA e PAS), che restano esclusi dal piano di assunzioni e privati, per di più, degli incarichi di supplenza, attribuiti ad un organico funzionale dall’organizzazione piuttosto confusa.
Quanto al ricambio generazionale, invece, non viene affatto garantita una prospettiva occupazionale né agli studenti del nuovo ordinamento di Scienze della Formazione primaria, né ai futuri abilitati, destinati a concorsi di cui non vengono assicurati bandi regolari. Nessun accenno, poi, al problema delle classi-pollaio, che inficiano la qualità dell’apprendimento e la sicurezza nelle scuole.
Il capitolo valutazione, che intende premiare giustamente il merito, finisce però per disegnare un processo poco plurale di attestazione delle competenze didattiche e disciplinari degli insegnanti, senza aggiungere questa nuova forma di progressione economica a quella basata sugli scatti di anzianità, che finiranno invece per essere azzerati, svalutando così l’esperienza maturata negli anni dai docenti.
Si potrebbe continuare ancora con altre questioni irrisolte o eluse dal piano, ma ciò che manca in definitiva alla Buona Scuola è una visione globale e sistematica delle soluzioni da adottare per migliorare il sistema dell’offerta formativa. Questa carenza è riconducibile, in ultima analisi, proprio alla mancanza di un processo preliminare di coinvolgimento e di ascolto dei soggetti facenti parte del mondo dell’istruzione, proprio coloro che vivono di persona, ogni giorno, quelle problematiche capaci di nuocere alla qualità didattica del nostro sistema scolastico.
Come partecipare alla Vera Scuola e migliorare la riforma: tempi e modalità
Il fine della Vera Scuola sarà, dunque, quello di offrirsi come supporto per compensare le criticità e sopperire alle dimenticanze del progetto governativo, nonché quello di arricchire il piano della Buona scuola con il valore dell’esperienza dei professionisti e dei fruitori del mondo scolastico e universitario, migliorandone così le proposte e costruendo un progetto complementare di riforma, organico e sistematico.
Per raggiungere questo obiettivo ambizioso, verranno presto forniti, sul sito internet in costruzione, i riferimenti sulla tempistica dell’iniziativa e le indicazioni operative per l’organizzazione delle assemblee nelle scuole e nelle università. Sarà necessario raccogliere, dapprima, le adesioni delle istituzioni scolastiche e delle facoltà universitarie, in modo da promuovere una data di inizio della consultazione, in cui si terranno simultaneamente delle assemblee inaugurali in tutti gli istituti aderenti. Un manuale operativo, messo a disposizione dal Comitato, consentirà di sviluppare i dibattiti per nuclei tematici e per gruppi di discussione, in modo da stilare, in tre assemblee, un documento di proposta per ogni istituto e facoltà partecipanti.
Tali proposte, infine, improntate al criterio di equità, confluiranno, attraverso un processo di sintesi che si potrà seguire sul sito, in un progetto di riforma da consegnare al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, al Presidente del Consiglio e al Parlamento, con la finalità di fornire un contributo reale e democratico al miglioramento della riforma “La Buona Scuola”.
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