Home I lettori ci scrivono La verifica a scuola: momento di ansia per gli studenti

La verifica a scuola: momento di ansia per gli studenti

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Nella scuola stiamo rasentando l’assurdo, cose veramente dell’altro mondo nella gestione della didattica e del rapporto tra docenti e alunni.

Si sta diffondendo, infatti, il malvezzo o meglio l’abuso della programmazione delle verifiche e delle interrogazioni. Gli alunni spesso chiedono ai docenti di non programmare più di una verifica scritta oppure di una interrogazione perché per gli alunni di oggi è molto difficile affrontare lo studio di più discipline nell’arco di una giornata.

Ovviamente le richieste degli alunni vengono “appoggiate” dai genitori che si fanno, in un certo qual modo portavoce delle lamentele dei propri figli che sono “costretti” a studiare diverse ore al giorno.

Ormai si è compreso che le nuove generazioni altamente digitali non sono affatto abituate ad un metodo di studio sistematico e quindi incontrano notevoli difficoltà quando viene chiesto di studiare più discipline perché il giorno successivo devono essere interrogati oppure effettuare una verifica scritta. Per di più per le verifiche scritte sono sempre più frequenti gli alunni che hanno veri e propri attacchi di panico nonché terrore per la verifica soprattutto a risposta aperta dove devono formulare un pensiero compiuto o dimostrare la conoscenza dell’argomento, per cui spesso chiedono al docente di presentare loro un compito con le domande a risposta multipla oppure le modalità vero/falso.

Ai momenti di paura di fronte ad un foglio bianco da riempire spesso vi sono alunni che lamentano casi di ansia da prestazione che gli insegnanti percepiscono a fior di pelle.

E sono quegli alunni che poi tornano a casa e ne fanno uno psicodramma con i genitori, i quali prendono la decisione di andare ad affrontare il docente e chiedere le dovute spiegazioni. Una scuola, quindi, che deve venire sempre più incontro alle esigenze degli alunni, semplificando, tagliuzzando e sbrisciolando le conoscenze ai minimi termini perché gli studenti della generazione digitale non sono più abituare a far lavorare il cervello attraverso il ragionamento e la riflessione, ma sono solo dei “meccanici” addetti alle catene di montaggio.

Mario Bocola