La scuola è malata. Le diagnosi formulate riguardano aspetti di superficie.
L’origine della sofferenza non è identificata e la discordanza tra norme e applicazione non è rilevata.
Tracciamo la via maestra per la guarigione:
· assumere un’ottica sistemica;
· gestire la complessità del problema formativo e distinguere e gerarchizzarne i problemi: quelli amministrativi e del personale sono sottordinati a quelli del governare;
· scomporre il problema formativo per identificare i traguardi educativi e quelli dell’istruzione;
· utilizzare il feed-back per monitorare i processi educativi;
· superare la parcellizzazione degli insegnamenti e l’individualismo;
· riorganizzare l’attività didattica: le competenze generali, nuovo traguardo dell’istituzione, ne hanno modificato la finalizzazione;
· ridefinire la funzione del docente: non più dispensatore di conoscenza ma progettista, che utilizza le discipline per sollecitare e far crescere le facoltà degli studenti;
· valorizzare la gestione collegiale dei processi d’apprendimento e applicare la legge, non eluderla, come sistematicamente avviene.
Da segnalare che sono molti i docenti che utilizzano le loro materie come palestre di vita: riescono a far emergere inclinazioni e potenzialità. Se fosse rispettata la norma sul coordinamento didattico, che implica la progettazione di percorsi unitari finalizzati ai traguardi di sistema, queste buone pratiche non andrebbero sprecate.
L’efficacia del servizio, inoltre, ne trarrebbe significativo giovamento e la professione docente riacquisterebbe la dignità perduta.
Enrico Maranzana
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