Il fattaccio dell’accoltellamento al volto da parte di un diciassettenne alla professoressa che lo voleva interrogare deve interpellare le coscienze di tutti e farci riflettere sul perché accadono fenomeni cosi violenti. La violenza sta uccidendo la scuola e gli insegnanti sono continuamente posti sotto una costante spirale di pericolo. Se un ragazzo entra nella scuola armato di un coltello allora significa che il sistema-scuola ha fallito e che si trova impotente di reagire a situazioni di questo genere. Dobbiamo allora aspettare che qualche studente entri a scuola armato di pistola e faccia una strage.
Il passo è veramente molto breve e l’America è spesso teatro di episodi di violenza tra le aule. C’è ormai urgente bisogno di maggiore controllo agli ingressi degli alunni nelle scuole. Devono, purtroppo, stazionare pattuglie di forze dell’ordine con il compito di verificare che gli alunni non portino armi nelle scuole. Ormai la famiglia non esiste più e non è in grado, sentendosi impotente di controllare l’operato dei figli. La scuola, poi, si sente sola è abbandonata, incapace di arginare un fenomeno che sta assumendo posizioni veramente preoccupanti. Non si può delegare tutto alla figura del docente la cui responsabilità sugli alunni oggi pesa come un macigno. È necessario che la scuola venga supportata da altre figure professionali che accompagnano gli studenti in un percorso di educazione alla cittadinanza e capiscano quali sono i disagi che vivono i giovani di oggi. Gli insegnanti non possono lavorare all’interno delle istituzioni scolastiche con la crescente paura di essere minacciati e aggrediti con armi da taglio. Basta con gli atteggiamenti buonisti.
Quest’aggressione, tuttavia, dimostra ormai che si sono superati tutti i limiti e che nelle aule scolastiche può veramente accadere di tutto, in quanto i docenti non hanno ormai nessuna arma in più per potersi difendere. Sono soggetti a subire tutte le angherie del mondo e si sentono impotenti di affrontare qualsiasi situazione di pericolo, dal momento che non hanno alcuna considerazione sociale e nessuna tutela da parte dello STATO. Insomma sono dipendenti statali e lo Stato italiano se ne infischia di tutelarli abbandonandoli al loro destino. Dobbiamo aspettare che ci scappa il morto? Poco ci manca dal momento che la nuova generazione di adolescenti non ha proprio paura di nulla, sicura di poter agire incontrastata, impunita e soprattutto protetta. Oltre al danno subito, all’onta, al dileggio, allo sfregio alla dignità umana, malcapitata professoressa che in quel preciso momento in cui è accaduto il misfatto rappresentava lo Stato italiano nelle vesti di pubblico ufficiale, ha dovuto subire la vergogna e il disonore di essere stata aggredita nel pieno compimento del suo dovere, quello cioè di interrogare e che nella sua mente non correva la più pallida idea di dover essere aggredita con un’arma da taglio.
Dov’è allora la dignità umana che viene nelle classi giornalmente messa sotto i piedi da adolescenti che vanno a scuola con l’intento di compiere gesti eclatanti per una orrenda mania di protagonismo, di far capire che il mondo appartiene a loro, che vige la legge del più forte contro il più debole, che la scuola ha tutte le armi spuntate per potersi difendere e, quindi, quattro teppistelli possono agire incontrastati.
Basta, ora la misura è veramente colma! Gli insegnanti rappresentano la spina dorsale di una Nazione, rappresentano la linfa ed episodi così vergognosi sono pericolosamente tendenziosi perché cercano di gettare, da parte dell’opinione pubblica, ulteriore fango su di una istituzione che è considerata il futuro dell’Italia. Non sono più sufficienti gli appelli provenienti dalle Istituzioni e dai vertici del Potere perché è ormai giunto il momento che il docente venga protetto, sostenuto con i fatti nella sua azione di insegnamento e non essere oggetto di dileggio e angherie da parte degli alunni prepotenti che conoscono solo la legge del più forte!
Mario Bocola
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