La ricerca, che ha coinvolto 20mila famiglie per un totale di oltre 60mila individui, mette in evidenza le caratteristiche del nuovo contesto familiare in cui vivono bambini e ragazzi.
Per fare un solo esempio: nell’arco di 5 anni (una precedente analoga rilevazione risale appunto al 1993) la quota di ragazzi che hanno entrambi i genitori occupati è passata dal 36 al 40%, mentre la quota di chi ha padre occupato e madre casalinga è diminuita dal 45 a 41%.
L’indagine ha preso in esame la frequenza scolastica e di altre attività educative, confermando tendenze già rilevate in altre occasioni. I bambini di età inferiore ai 2 anni che frequentano gli asili nido sono circa 140mila e non sono solamente motivi lavorativi che inducono i genitori ad iscriverli; al primo posto fra le motivazioni dichiarate ci sono infatti "per farli stare in compagnia di altri coetanei" e "perché è importante dal punto di vista educativo".
E’ l’Emilia-Romagna la regione in cui la frequenza del nido è particolarmente diffusa (un bambino su 4 accede a questo tipo di servizio), ma livelli molto elevati si registrano anche nell’Italia Centrale e nelle aree metropolitane. Il servizio educativo più utilizzato è senza dubbio il pranzo a scuola che coinvolge almeno un bambino su due; le quote più alte di partecipazione si riscontrano nel Mezzogiorno: 63% nel Sud e 72% nelle Isole. A questo proposito, c’è da osservare che chi torna a casa per pranzare lo fa spesso solo perché la scuola non offre questo tipo di servizio.
La ricerca conferma infine che siamo un popolo di "mammoni": il 70% dei bambini che frequentano la scuola materna vanno e tornano da scuola accompagnati dalla mamma, mentre il padre è presente in poco meno del 10% dei casi (ma nel Sud questa percentuale è superiore); gli alunni delle scuole elementari che si recano a scuola da soli sono solamente il 13%, ma la percentuale sale al 40% fra gli alunni delle medie inferiori.
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