La grammatica valenziale è un modello che spiega la struttura della frase come si è formata nel nostro cervello. (VAI AL CORSO)
Il suo modello di lavoro si basa su esempi che permettono agli alunni di mettersi in gioco ragionando sulla lingua e nel contempo sui propri processi di apprendimento.
Nell’approccio educativo del modello valenziale si parte dal verbo e si invitano gli alunni a ragionare attorno ad esso. Ad esempio, si può dire loro di immaginare una scena teatrale per capire di quanti personaggi ci sia bisogno per rappresentare ciò che il verbo descrive.
Una consegna molto pratica, dalla quale si passerà successivamente e gradualmente alla fase di astrazione. A quel punto, i grafici radiali colorati permetteranno di “vedere” la frase nella sua struttura. O, ancora, potranno essere dei cartoncini colorati ad aiutare i bambini e i ragazzi a rappresentare la frase con tutti i suoi elementi. Un lavoro ben diverso dalla memorizzazione del di a da in con su per tra fra, tipico dell’approccio normativo della grammatica tradizionale.
In sintesi, nel modello valenziale il percorso di scoperta-apprendimento si sviluppa a partire dalla competenza dei bambini/ragazzi che vengono invitati a ragionare sul significato del verbo. Un modello semplice, sintetico, legato direttamente con l’uso personale dell’alunno, applicabile a molte lingue, concreto, scientifico, coinvolgente, motivante.
La grammatica valenziale, in altre parole, rappresenta un percorso formativo di natura più pratica e meno nozionistica di quello alla base della grammatica tradizionale di stampo normativo.
Per quanto ci siamo detti, introdurre in classe la grammatica valenziale significa fare una scelta di grande valenza pedagogica perché vuol dire offrire ai ragazzi maggiori opportunità di successo formativo, grazie a un approccio quasi naturale e istintivo allo studio della lingua, in un certo senso più democratico, che non condanna gli alunni al fallimento.
Su questi argomenti il corso Laboratorio di grammatica valenziale, in programma dal 18 gennaio, a cura di Daniela Moscato.
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