Cambiano ancora le regole per le quarantene a scuola, ma non muta la confusione alla quale siamo, purtroppo, abituati. Infatti, se fino a ieri sera vigeva il protocollo dell’8 novembre, una circolare nella tarda serata lo annullava per specificare che basta un solo un contagio in classe e tutti i compagni devono restare a casa in isolamento.
Tutti d’accordo, ma anche chi più e chi meno, e via coi commenti e le precisazioni, le spiegazioni e le verifiche per sottolineare e chiarire, nell’intera giornata di oggi, le nuove direttive del Governo in ambasce perché sarebbe già arrivata in Italia la nuova variante sudafricana del virus, la famigerata Omicron, e dunque la obbligata novità protocollare per proteggere alunni e prof, dirigenza e personale delle scuole dai contagi.
E invece? E invece, neanche il tempo di terminare la sfilza delle notizie e neanche il tempo di posizionarsi con le nuove norme, e pensiamo ai presidi e ai docenti che si erano preparati alle nuove strategie dettate dalla circolare, che nel tardo pomeriggio di oggi, ovvero meno di 24 ore dopo l’annuncio del nuovo protocollo, arriva il ripensamento: “alla luce delle indicazioni della struttura commissariale si intendono conseguentemente superatele disposizioni di cui alla precedente circolare”. Tradotto: ci siamo sbagliati, ritorniamo nella vecchia trincea dell’8 novembre.
Meno male che non era dell’8 settembre, altrimenti qualcuno avrebbe fatto i dovuti scongiuri, benchè comunque rimanga lo stupore, ma anche lo sconcerto, con cui si cambiano le regole nell’arco di qualche ora; e che non sono regole da poco, ma di rilevante importanza sia perché investono la salute dei ragazzi e sia perché mettono in subbuglio tutta l’organizzazione della scuola e delle famiglie che sono perciò abilitate a smarrirsi, a perdere l’orientamento, impantanandosi nei pasticci del Governo.
Una confusione alla quale ci hanno abituato a proposito dei vaccini, dell’età di coloro ai quali andavano somministrati e alle categorie, compreso il dibattito fra Astazeneca, Pfeizer, Moderna e così via.
Sembra quasi ci sia una sorta di volontà pervicace, un accanimento insomma, a diffondere incertezza fra la gente, pasticcio e dunque smarrimento, mentre in questo momento, con tante notizie non belle in giro, occorre che almeno dalle parti di chi guida la Nazione ci siano certezze certe, punti di riferimento chiari, comunicati che, nascendo dalla ponderatezza della verifica dei dati, durino nel tempo: ma non è andata così.
L’augurio è tuttavia quello che almeno questo ultimo protocollo, col quale si ritorna al vecchio, abolendo il nuovo del 29/30 novembre, duri qualche tempo, magari un mese?, per consentirci di arientarci meglio e meglio informare i nostri lettori che magai possono pensare che sia colpa nostra nel dare con troppa tempestività le notizie. Speriamo bene.