“Le classi pollaio? Non dipendono da noi, ma dallo Stato che lo scorso anno ha speso quasi due miliardi per i banchi nuovi”. Così Roberto Lagalla, assessore all’istruzione del governo della Regione siciliana in una intervista a La Sicilia di oggi.
Quindi, si è tolto il primo peso dalle spalle.
Tuttavia, subito dopo aggiunge: “Nessuno può pensare che si possono costruire scuole in un anno”.
Secondo peso tolto? Non del tutto, perché in Sicilia ci sono troppe scuole vecchie, cadenti e né Lagalla né quelli che lo hanno preceduti, hanno mosso dito, convinti che la scuola sia l’ultimo pensiero di una Regione che ha primati umilianti, dalla disoccupazione, all’emigrazione, alla lettura di libri, alla dispersione scolastica, alle infrastrutture, compresa la mondezza ecc.
Ma non solo. La richiesta messa a punto di taluni presidi di requisire i locali strappati alle mafie per farne scuole, si è scontrata con la disarmante burocrazia regionale e comunale.
“Stiamo però- continua nell’intervista Lagalla- distribuendo risorse per l’edilizia leggera dove è anche prevista la possibilità di acquistare materiali per la sanificazione e affittare aeratori. Ma abbiamo pure comunicato le graduatorie per l’erogazione delle somme in questione”.
Ora questi materiali per la sanificazione sarebbero gli spray o amuchine o roba del genere, mentre non si capisce perché la scelta dell’assessorato, e dunque di Lagalla, si sia diretta all’affitto degli aeratori. Ci chiediamo infatti: quanto avrà speso la Regione per tutte (?) le scuole della Sicilia o per le sole che ne hanno fatta richiesta? E non era meglio acquistarli visto che non sappiamo quando durerà la pandemia e visto pure che è apparecchiatura che può rimane a scuola per ogni evenienza? Insomma, perché affittare (quanti sono gli edifici scolastici in affitto e quanto costano ai siciliani?) e impegnare a vuoto tanti euro? Se si possono affittare, vuol dire che il mercato ne dispone, perché l’affitto?
“Tutto quello che c’era da fare l’abbiamo fatto”, dice ancora Lagalla riferendosi alla lettera di una docente che aveva espresso perplessità sulla gestione dei vaccini a scuola.
Dunque, altro peso tolto dalle spalle, anche se, ancora oggi, sulla materia esiste il massimo della confusione tra no-vax, si-vax, ni-vax e via dicendo e tanti presidi non riescono a gestire la faccenda complicata come vorrebbero.
E poi un leggero affondo contro i presidi: “In questo schema (di monitoraggio del virus) i presidi e i referenti del Covid devono fare la loro parte coma la stiamo facendo noi”.
Una considerazione sul Green pass (funzione deterrente e il minor male possibile) e l’intervista si chiude, lasciando che gli altri, profondi, antichi mali della scuola siciliana non siano affrontati. A cominciare dal tasso di dispersione, che è scandaloso in Sicilia; dei trasporti, scadenti; del tempo pieno e prolungato, che fa ridere; delle mense e via discorrendo, a parte il lavoro, che manca cronicamente.
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