L’alternanza scuola-lavoro (Asl) può, i qualche modo, favorire il passaggio al lavoro, ma può anche indurre gli studenti a iscriversi all’università, e ciò soprattutto quando le opportunità di lavoro offerte a diplomati non sono molto interessanti.
Dopo quasi dieci anni e alcune riforme in itinere, La Voce.info si chiede quale sia stato l’impatto dell’Asl sulla transizione scuola-lavoro tra i giovani che l’hanno sperimentata, nonostante manchino studi che abbiano cercato di valutarne gli effetti.
Dunque per valutare l’esperienza Asl, La Voce.info ha sfruttato alcuni fattori, incrociandoli e confrontandoli tra loro e e tra trienni dei licei e degli istituti tecnici e professionali, i risultati messi a disposizione della Fondazione Agnelli, l’Anagrafe nazionale degli studenti e le comunicazioni obbligatorie, gestite dal ministero del Lavoro.
Da qui i dati che però risulterebbero per i maschi troppo imprecisi ma per le femmine, invece, si è capito che avrebbero circa l’8 per cento la probabilità di trovare occupazione nell’anno dopo il diploma rispetto alle diplomate dei licei linguistici. Ma si è pure individuato che le femmine avrebbero più la probabilità di diventare universitarie a tempo pieno, e quindi di differire l’ingresso nel mercato del lavoro con una probabilità pari al 15 per cento.
“È probabile che un contatto stretto con le imprese abbia reso molte studentesse degli istituti tecnici più consapevoli delle prospettive non particolarmente “esaltanti” offerte alle neodiplomate dal mercato del lavoro, inducendole quindi a iscriversi all’università, alla ricerca di migliori opportunità”.
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