I genitori degli alunni della scuola primaria e media hanno il pieno diritto se scegliere per i propri figli tra la refezione scolastica e il pasto portato da casa? È educativo imporre ad una classe scolastica gli stessi alimenti a pranzo? E se gli studenti possono portarsi il panino o la scodella da casa, possono consumare il pranzo comunque assieme ai compagni all’interno della mensa scolastica?
Toccherà alle Sezioni Unite della Corte di Cassazione (quindi all’intero collegio, composto da otto consiglieri e dal primo presidente), esprimersi su quella che, nata come una battaglia sui principi, negli ultimi anni s’è trasformata in una questione sempre centrale sul terreno dei diritti.
Dietro al cosiddetto “panino libero”, infatti, ci sono da difendere diversi principi costituzionali, come il diritto allo studio gratuito e l’obbligo scolastico, la libertà nelle scelte alimentari, e la tutela dei genitori-lavoratori.
Ma ci sono anche ripercussioni non indifferenti sulle disponibilità economiche delle famiglie, oltre che delle amministrazioni locali che finanziano le mense scolastiche, sugli stili di vita alimentari, sugli equilibri sempre più difficili che debbono rispettare le famiglie dove lavorano tutti, mamma compresa. Non ultimo, c’è da considerare il “filone” delle responsabilità maggiorate che la scuola, in modo o nell’altro, si ritrova a dover fronteggiare.
Tutto era nato per la storia dei ricorsi e controricorsi avviati da Comune di Torino, ministero dell’Istruzione e un bel gruppo di famiglie.
In primo grado, ricorda l’agenzia Ansa, il tribunale aveva dato ragione all’amministrazione, ritenendo che le famiglie sono libere di optare per il “tempo breve” o per il “tempo prolungato”, che prevede il servizio mensa a pagamento ma con esonero per le fasce di reddito più basse, o anche di andare a prendere i bambini durante l’orario del pranzo e riaccompagnarli a scuola.
La corte d’appello di Torino ha successivamente rovesciato il verdetto: c’è il diritto di scegliere tra la refezione scolastica e il pasto domestico.
Adesso è la volta dei supremi giudici. Tenendo anche conto che sulla questione c’è un precedente, deciso però in sede amministrativa dal Consiglio di Stato. In quel caso è stato annullato un regolamento del Comune di Benevento che vietava di consumare il panino nei locali scolastici.
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