Gli istituti di istruzione paritari che abbiano un bilancio superiore a cinquecentomila euro devono applicare le disposizioni in materia di trasparenza previste per le pubbliche amministrazioni, in quanto compatibili e limitatamente all’attività di pubblico interesse, ma non quelle in materia di prevenzione della corruzione. Lo afferma l’Anac nella delibera n. 617 depositata il 12 luglio.
La nota è riportata dal Sole 24 Ore che aggiunge: “Nella delibera n. 617, l’Anac parte dalla legge 62/2000, che riconosce l’equiparazione o equipollenza alle scuole non statali che ne fanno richiesta e che siano in possesso di alcuni requisiti tassativamente elencati. A queste scuole è assicurata piena libertà di orientamento culturale e indirizzo pedagogico-didattico, in quanto svolgono un servizio pubblico.
Fra l’altro, secondo Anac, la gestione privatistica, l’autonomia organizzativa, statutaria e regolatoria e l’autonomia finanziaria data dalle rette pagate dagli studenti propendono per escludere che le paritarie siano sullo stesso piano delle statali.
inoltre, le scuole paritarie non possano essere considerate allo stesso modo delle associazioni, fondazioni o altri enti di diritto privato, in quanto non svolgono un’attività finanziata in modo maggioritario da pubbliche amministrazioni né sono enti in cui la totalità dei titolari o dei componenti dell’organo d’amministrazione o di indirizzo è designata da pubbliche amministrazioni.
Assodata per le scuole paritarie quanto attiene all’istruzione, sul primo c’è il discrimine del bilancio minimo, superato il quale si applica la disciplina della trasparenza. Non invece quella sulla prevenzione della corruzione, talché non sono tenute a nominare il responsabile della prevenzione della corruzione e per la trasparenza. Ribadisce però l’Anac, «in considerazione delle finalità istituzionali perseguite», l’onere di adottare protocolli di legalità che disciplinino specifici obblighi di prevenzione della corruzione in relazione all’attività di pubblico interesse svolta.
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