La chiusura delle scuole ha un impatto marginale sulla diffusione del coronavirus, soprattutto se rapportato ai costi sociali che sarebbero più cari dei benefici.
Che potrebbe sembrare una battuta di cattivo gusto, visto come la nostra scuola sta acquattata dietro le trincee delle case per non essere infettata, se non fossero state invece le conclusioni a cui sono arrivati gli esperti dell’University College di Londra in uno studio pubblicato da Lancet Child and Adolescent Health e diramate dall’Ansa.
Come è tuttavia da immaginare, subito si sono alzati gli scudi contro questa ricerca che è già contestata da altri esperti secondo cui questa misura funziona se decisa insieme ad un distanziamento sociale rigoroso.
Per distanziamento sociale rigoroso si intende, anche se il termine non sembra del tutto appropriato, stare distante qualche metro dal proprio interlocutore e con la mascherina, cosa che nelle nostre scuole, ma anche nelle palestre, biblioteche, sale ecc. appare difficile da realizzare.
In ogni caso i ricercatori londinesi, per arrivare a queste conclusioni, hanno analizzato 16 studi che riguardano sia dati raccolti sul Covid-19 che su altre epidemie, dall’influenza alla Sars.
Ebbene secondo gli autori, la chiusura delle scuole è di aiuto durante un’epidemia di influenza, ma lo è molto meno nel caso del coronavirus, soprattutto perchè i bambini non sembrano essere il principale veicolo di infezione.
Inoltre dati raccolti dalle epidemie di Sars in Cina, Hong Kong e Singapore hanno mostrato che la chiusura non ha portato a un maggior controllo dell’epidemia.
Ma i ricercatori mettono a sostegno della loro tesi anche un modello matematico costruito sul Covid-19 secondo il quale da sola questa misura previene non più del 2-4% delle morti, molto meno di quello che si ottiene con altri interventi di distanziamento fisico.
“I dati sull’efficacia delle chiusure scolastiche in questa epidemia sono limitati – spiega alla Bbc Russell Viner, l’autore principale -, ma quello che sappiamo mostra un impatto che probabilmente è piccolo. In più il costo di questa misura è alto, l’educazione dei bambini è danneggiata e la loro salute mentale potrebbe soffrire, e anche le finanze familiari sono colpite”.
Tuttavia anche dalla stessa Inghilterra, arrivano pure le prese di distanza e i disaccordi, come quella di Neil Ferguson, epidemiologo dell’Imperial College di Londra, che ha elaborato i modelli matematici su cui si sta basando il governo britannico per la risposta all’epidemia. “Se combinata con un rigoroso distanziamento sociale questa misura può avere un ruolo importante nel diminuire i contatti sociali tra le famiglie e assicurare un calo nella trasmissione del virus”.
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