A dieci mesi dall’avvio della legislatura, le distanze tra il Governo Meloni e i sindacati sembrano sempre più aumentare. Non si parla ancora di “strappo”, ma poco ci manca. Soprattutto con la Cgil. Il suo segretario generale, Maurizio Landini, ha spiegato i motivi del malcontento a Senigallia, citando anche i mancati investimenti (Pnrr a parte) sull’Istruzione.
“Questo governo – ha detto Landini – non vuole discutere coi sindacati di lavoro, diritti, scuola, pensioni, fisco: finora ci sono stati incontri finti. Pensa di avere la maggioranza e di poter fare quello che gli pare, ma è sbagliato”.
“La complessità dei temi richiede di coinvolgere tutti – ha aggiunto – ma soprattutto deve sapere che sono i lavoratori, i dipendenti e i pensionati che tengono in piedi questo Paese, con le tasse e il lavoro che hanno fatto, ed è giusto che abbiano la possibilità di dire quello che pensano”.
In effetti, tra i lavoratori crescono i mal di pancia. Anche da parte di quelli che speravano davvero in un superamento della Legge Fornero e invece devono ora sperare che per lasciare il lavoro i requisiti rimangano quelli dell’anno passato.
L’impressione sempre più netta, confermata oggi anche da Giovanna Fracassi, leader Flc-Cgil, è che il primo sindacato italiano stia attendendo i numeri della Legge di Bilancio: se, come tanti temono, mancheranno significativi finanziamenti per i rinnovi contrattuali e gli investimenti per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca, è molto probabile che si arrivi alla mobilitazione con tanto di sciopero generale.
Le critiche arrivano anche al ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara: secondo i lavoratori della Conoscenza della Cgil, come abbiamo già scritto, con l’inasprimento degli effetti della valutazione del comportamento degli studenti sulla valutazione complessiva del loro processo di apprendimento “si rischia di utilizzare la punizione senza predisporre strumenti e condizioni accoglienti per educare con più tempo scuola e maggiore supporto educativo, proprio i ragazzi e le ragazze che ne hanno maggior bisogno, soprattutto nei contesti in cui mancano il supporto familiare e la cultura del rispetto alla convivenza democratica”.
Assieme all’Unione Degli Studenti, la Rete degli Studenti Medi e il Coordinamento Genitori Democratici, il sindacato denuncia l’avvio di “un progetto di scuola autoritaria in cui lo strumento di contrasto principale diventa il voto in condotta“.
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