“Sull’insegnamento a distanza, la scuola dovrà misurarsi con le tecnologie e sarebbe una follia se pensassimo che il sistema di insegnamento a distanza fosse dato in mano alle multinazionali, sarebbe un regalo che mette a disposizione dati e quindi un tema di questa natura pone la necessità di una progettazione che abbia un controllo pubblico”.
Così il leader della Cgil, Maurizio Landini, durante un intervento nel corso di un evento andato in onda, in diretta, su Collettiva, nuova piattaforma multimediale della Cgil che raccoglie le esperienze di Rassegna Sindacale, Radio Articolo 1, Ediesse, degli uffici stampa e dei comunicatori della Cgil a livello nazionale e territoriale.
E poi: “Prima della pandemia erano 500-600 mila i lavoratori ‘a distanza’, in queste settimane siamo arrivati a 8,5 milioni” di persone in smart working, “una dimensione e una velocità che non ha precedenti. Sindacalmente c’è la necessità di sapere come si agisce sul piano contrattuale per affrontare e tutelare questa condizione”.
Per la Cgil bisogna “mettere al centro i bisogni delle persone perché la tecnologia non è neutra, quindi la progettazione di ciò che la fa funzionare deve rispondere ai bisogni sociali delle persone”.
Landini osserva che “il nuovo oro sono i dati” e la “discussione riguarda tutte le attività umane ed economiche a qualsiasi livello”. Quindi, avverte, ci sono due possibilità o si sceglie “un modello partecipativo in cui le persone decidono a cosa devono servire i dati oppure aumentano i livelli di autoritarismo e la riduzione degli spazi democratici”.
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