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L’anno che verrà, Severgnini: “Quando un falegname sentirà intorno a sé la stima di cui gode un influencer, l’Italia cambierà”

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Lo scrittore e giornalista Beppe Severgnini, nelle pagine de Il Corriere della Sera, ieri, giorno precedente alla vigilia di Capodanno, ha scritto un articolo in cui ha cercato di fare alcune previsioni in vista del nuovo anno, il 2025, che inizierà domani.

L’anno che verrà secondo Severgnini

Severgnini ha elencato una serie di parole che a suo avviso faranno parte del nostro futuro. Grande spazio, nella sua analisi, per i giovani. Eccole: Convalescenza, Regole, Tribalismo, Realismo, Distrazione, Necessità, Prestigio, Impazienza.

Parlando di regole lo studioso ha detto: “La crisi delle regole ha segnato questi anni. Il populismo, sfruttando frustrazioni spesso giustificate, ha minato il diritto e le organizzazioni internazionali, i trattati, i sistemi giudiziari e fiscali, la scienza. Credere che la realtà stia in un antico testo religioso, e imporla nelle scuole, segna un passo indietro per la civiltà”.

E, sulla distrazione: “L’immigrazione viene considerata solo un’emergenza: alla politica fa comodo, ma non è un lungimirante. Prendiamo le bande di ragazzini (non chiamiamole baby-gang, la vita non è un film). La difficoltà di integrazione delle famiglie immigrate gioca un ruolo. Ma contano di più, per i ragazzi di ogni etnia, i pessimi modelli che la società esalta. Un complimento galante non è più tollerato; cantare l’umiliazione sessuale delle donne è applaudito (e portato a Sanremo). Le ragazze italiane nel 2025 si faranno sentire?”, ha detto, citando il caso Tony Effe.

“Ci sono mestieri considerati prestigiosi che non producono più un reddito sufficiente per vivere”

Ecco poi cosa ha scritto in merito al prestigio: “Ci sono mestieri considerati prestigiosi che non producono più un reddito sufficiente per vivere. Ci sono mestieri ritenuti — a torto — meno prestigiosi, ma sempre più utili e redditizi. Il 2025 potrebbe segnare uno scatto mentale e sociale. La necessità porterà tanti nuovi italiani a capire che diventare un artigiano, per esempio, è remunerativo e gratificante. Ma saranno i coetanei a decretare il cambio di stagione. Il giorno in cui un giovane falegname sentirà intorno a sé la stima di cui gode un influencer, l’Italia cambierà per sempre (in meglio)”.

E, infine, sull’impazienza, che purtroppo invade anche il mondo culturale: ” La fretta patologica ha contagiato tutti. Ogni attività che richiede tempo e un minimo d’impegno segna il passo: dall’informazione alla lettura dei libri, dalla meditazione alla manutenzione. Il nostro cervello è abituato alla gratificazione immediata. L’istinto che ci porta a sfogliare (scrollare) compulsivamente i social è parente dell’impazienza che rende sgradite molte attività sane. Se qualcosa dovesse cambiare – non è detto – l’impulso verrà dai giovanissimi: stanno metabolizzando la tecnologia, e sapranno cosa fare”.