Una storia che scalda il cuore i cui sviluppi sono stati seguiti con passione da molte persone in giro per l’Italia. Si tratta del caso di Umberto Gastaldi, l’ex professore di filosofia di 82 anni, solo e malato, che è stato ritrovato dai suoi ex alunni che hanno fatto di tutto per stargli vicino e per prendersi cura di lui.
Come riporta La Stampa, a distanza di più di due mesi dall’auspicato avvicinamento tra il professore e la sua vecchia classe, ci sono buone notizie relative alla salute dell’uomo. A raccontarle è una sua ex alunna, che si firma come “studentessa della VD 79-80”.
L’anziano si trovava a Vicenza dal 2008, anno della pensione. Grazie a una vera e propria gara di solidarietà gli ex studenti sono riusciti a portarlo a Torino. “Missione compiuta per noi che qui ce lo abbiamo portato, noi i ragazzi della quinta D del liceo scientifico Gobetti, anno scolastico 1979-80, insieme con altri di altre quinte D venuti prima e dopo. Indisponibili alla resa. Come il nostro insegnante”, scrive l’ex studentessa. Ecco il suo commovente racconto.
“Lui ci ha messo l’intramontabile carisma, l’eroismo, la lucidità affinata da una vita di filosofia, la disciplina prussiana. ‘I miei compagni’ ci chiama. Il 9 maggio, a cinque mesi esatti dal Covid, il prof ha fatto il grande salto. Voleva rivedere i suoi monti e noi lo volevamo più vicino. Abbiamo organizzato il viaggio e una dimora intermedia in vista di fare ancora meglio. Ad accoglierci, emozionata e premurosa, c’era Manuela, la nostra compagna divenuta chirurgo ortopedico che ci ha aiutati ad assicurargli un ulteriore periodo di riabilitazione”.
“Invita tutti a dargli del tu; pochi accettano. La maggioranza continua a chiamarlo ‘Professore’. Ha senso, anche. Non siamo una famiglia, ma una classe. E cos’è una classe è chiaro: anche quelli che non erano suoi allievi hanno ritrovato nella memoria una storia simile, diversa ma uguale. La quinta D. Le quinte D. E stiamo imparando tantissimo: questioni economiche, soluzioni pratiche, comunicazione. Più di tutto, stiamo di nuovo provando a imparare a stare insieme. Ricostruire la ‘casa del cuore’, perché in un uomo come questo la molla decisiva è morale. E la ‘casa’ è stato l’argomento della prima ora – durata tre mesi – di questa ‘lezione del crepuscolo’: lezione di vita, non di teoria”.
“Umberto era sicuro di morire solo, e invece siamo arrivati noi. Da quell’incontro è ricominciata la vita. Guariva a vista d’occhio, ad ogni allievo ritrovato che credeva perduto. Per un mese ci eravamo affannati a pensare alla casa per lui. Misurando gli spazi per non avere barriere architettoniche, per ospitare badanti, sedie a rotelle e attrezzature ingombranti. Lui ci ha spiazzati, frenando il nostro entusiasmo; non chiede un alloggio per sé: non si sente pronto e non vuole pesare con esigenze materiali. A noi chiede un rifugio per i libri, e anche dietro questa immagine c’è una lezione: è ai libri materiali che pensa, o piuttosto alla nostra formazione?”.
“‘Ho una mezza idea – mi ha detto una sera – trova un posto piccolo, porta lassù i miei libri. Ci sono piccoli e grandi segreti in quelle pagine. Trovali. Non lasciare che vadano persi. Pensare che esiste un luogo simile mi renderebbe sereno, ovunque fossi’. Non si illude di poter rileggere quei libri, rivedere quei film: non ne ha bisogno. Vuole che siano letti da noi, o (ancora meglio) da altri ragazzi e insegnanti. Accetta la sua infermità e che tutto, presto o tardi, abbia termine, ma vuole sapere che i frutti restano, che la sua classe se ne occuperà. ‘Restate uniti e sulla stessa linea’, è il suo invito. La ‘casa del cuore’ siamo noi. Tutti noi, le sue classi”, così ha concluso l’ex alunna.
La storia ha toccato i cuori di molti docenti e studenti: questo legame, fortissimo, tra allievi e insegnanti è qualcosa di davvero prezioso, che può proseguire per tutta la vita, anche dopo gli anni di scuola. La vicenda è arrivata anche a Viale Trastevere, tanto da spingere il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara dire la sua e a offrire il suo aiuto per l’anziano professore in un comunicato stampa.
Quest’ultimo, però, ha elegantemente rifiutato la proposta, come riporta Il Corriere del Veneto. “È logico esprimere un giudizio lodevole nei confronti del comportamento di questa classe. Però il comportamento di questa classe non necessita dell’approvazione o dell’elogio del ministro della Pubblica Istruzione, perché è semplicemente l’espressione di quella creatività che nasce sui banchi di scuola quando la scuola è veramente una scuola di vita”, ha detto, facendo una lucidissima analisi.
“Una scuola ben organizzata, ben strutturata, ben motivata, non richiede il plauso del ministero della Pubblica Istruzione, perché ha in se stessa il supporto per andare avanti, per produrre, per creare”, ha concluso Gastaldi, secondo cui la forza che questo gruppo classe ha trovato in sé stessa è abbastanza.
“Il professor Gastaldi ha un altissimo intelletto. È un uomo saggio, rinato e felice. Lucido e fermo. Vogliamo solo il suo bene”, hanno detto gli ex alunni.
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