L’emergenza coronavirus ha sconvolto anche il mondo della scuola. Dal 5 marzo milioni di studenti sono a casa e continuano le lezioni tramite la didattica a distanza. Non è stata una situazione semplice da risolvere, ma studenti e docenti hanno dato prova di resilienza e stanno riuscendo a porre un argine al quadro complesso che si è verificato.
Su La Repubblica è possibile legge un appello, sottoscritto da scrittori e parlamentari, a sostegno degli 8 milioni di studenti italiani rimasti a casa per l’emergenza coronavirus.
Tra i firmatari troviamo la scrittrice Dacia Maraini e i parlamentari Alessandro Fusacchia e Lia Quartapelle.
“Dopo tre mesi di didattica a distanza, efficace per alcuni ma non per tutti, abbandonare studentesse e studenti per altri tre sarebbe da parte della collettività un comportamento irresponsabile. Se il Ministero non ha la forza o tutti gli strumenti per occuparsene, faccia appello alle forze della società civile, che se non è educante, se non sa farsi carico delle responsabilità educative nei confronti di bambine e ragazzi, semplicemente non è una società”, si legge
“È evidente che riaprire gli istituti scolastici sia tutt’altro che facile, tanto meno nel corso dell’estate per una serie di difficoltà logistiche e di gestione del rischio sanitario che vanno anche al di là delle norme sul distanziamento fisico. Ma se abbiamo posto come urgente la riapertura delle fabbriche, delle attività di ristorazione e perfino delle frontiere, è assurdo non affrontare il nodo delle attività educative, progettando e ripensando – con il corpo docente e le amministrazioni locali, e con il coinvolgimento dell’intera società civile: dei genitori e delle ragazze e dei ragazzi stessi, delle associazioni, dei centri di aggregazione, delle parrocchie, dei volontari – modi, spazi e tempi per “fare scuola” in sicurezza”, evidenziano ancora i proponenti.
“Occorre farsi carico della fatica emotiva, psicologica e dell’apprendimento che l’interruzione dell’anno scolastico ha prodotto in otto milioni di studentesse e studenti, a maggior ragione in quelli che la “didattica della quarantena” non ha raggiunto o ha raggiunto con minore efficacia”.
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