La ministra Azzolina, parlando del concorso per l’immissione in ruolo dei docenti, ha affermato: “Servono docenti preparati. L’insegnante non è meno importante del chirurgo”.
Il pensiero ministeriale imboccherà percorsi occulti se a “preparazione” si farà corrispondere il suo autentico significato.
“Preparazione” non ha valore autonomo, il suo significato deriva dal suo rapporto con uno specifico contesto; infatti: ci si prepara per…
Nel caso in esame l’ambiente di riferimento è confuso: il senso del termine “preparazione” appare vago e generico.
La confusione che regna nelle scuole è generata dall’indisponibilità delle direzioni scolastiche ad applicare le linee di sviluppo elaborate dal legislatore [La giustificazione dell’addebito è in rete: “Il Miur naviga a vista”].
Profondo è il divario che separa l’idea di scuola elaborata dal legislatore da quella veicolata dal servizio scolastico.
Da un lato la scuola è vista come sistema: tutti gli insegnamenti, opportunamente coordinati, mirano allo sviluppo delle qualità intellettive e operative degli studenti, qualità che traspaiono dalla finalità formativa, che trova la sua sintesi nelle competenze generali. La conoscenza è “lo strumento e l’occasione” della progettazione educativa.
Sull’altro versante l’autonomia dei singoli insegnamenti caratterizza le ordinarie pratiche scolastiche. I libri di testo scandiscono i ritmi dei lavori di classe.
Si tratta di una questione vitale che, se non risolta, renderà aleatoria l’efficacia della selezione del personale della scuola.
Corollario finale: i problemi occupazionali infarciscono l’attenzione e l’interesse generale mentre rimane fuori scena la qualità del servizio.
Enrico Maranzana